Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:41 min.
Etichetta:Willowtip Records

Tracklist

  1. LEGACY OF LOSS
  2. MENTAL CRUCIFIXION
  3. BRAIN BUTCHERS
  4. THE PRODIGAL EMPIRE
  5. BORNE EXTINCTION
  6. POISONED BY PROSPERITY
  7. TIME OF RECKONING
  8. SIGHTLESS
  9. CERULEAN ECLIPSE

Line up

  • David York: Bass
  • Eric W. Brown: Drums
  • Vance Valezuela: Guitar
  • Mikey Reeves: Guitar
  • Ken Sarafin: Vocals

Voto medio utenti

Ebbi modo di imbattermi nei Vale of Pnath ascoltando il loro omonimo EP d’esordio. Non che vi fosse contenuto materiale trascendentale, ma il loro death metal tecnico era di discreta fattura e, nonostante sia stato registrato a giudizio di chi scrive con una produzione troppo secca e con poca profondità, lasciava intravedere possibili sviluppi interessanti.
A distanza di poco più di due anni la Cyclone of Empire ha deciso di investire nel debut album degli Americani ed oggi, forse anche nel momento stesso che state leggendo queste righe, dovreste trovare disponibile all’acquisto “Prodigal empire”.
Diciamo subito che l’album è di quelli che ambiscono a gestire con equilibrio la trimurti velocità/tecnica/irruenza cosa che, come sappiamo, non è facile da ottenere e che ha visto fallire miseramente anche acts più gettonati nel tentativo di creare la miscela giusta.
Fortunatamente la band non si impantana nelle sabbie mobili gestendo la materia con perizia, ma tradisce ancora certi passaggi a vuoto nella tendenza a ripetere (o a rifugiarsi) certi passaggi a loro congeniali, specie nelle parti di batteria.
Non mancano alcuni punti particolarmente armonici che fanno riposare le orecchie (vedi come esempio le aperture contenuti “Cerulean eclipse” o la strumentale “Poisoned by prosperity”) che spezzano l’infinita serie di blastbeat di “Prodigal empire”.
Probabilmente il rischio dei Vale of Pnath è quello di perdersi nella corrente impetuosa dei gruppi death metal tecnici dove tutti sembrano suonare la stessa cosa (N.d.r.: per me Obscura compresi) con poche variazioni sul tema e dove la componente più importante è quella di avere un tecnico del suono/produttore particolarmente ispirato.
In ogni caso “Prodigal empire” si lascia ascoltare con piacere ed è un buon punto di partenza per il quintetto americano a cui però si consiglia di osare quel tanto che basta per non finire presto nel dimenticatoio.

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