Gli anni dell'hair metal sono al culmine. Dopo un inizio fulminante a base di suoni ultra pesanti, prima col seminale "
Too Fast For Love", poi con il macigno "
Shout At The Devil", i
Motley Crue decidono di aggiungere un pò di frivolezza alla loro proposta. "
Theatre Of Pain" è probabilmente "IL" disco glam per antonomasia dello scapestrato quartetto, in cui l'immagine ben si sposa ad un approccio musicale meno serioso e più "colorato". Tolto il denim & leather dell'esordio, svestiti delle suggestioni post apocalittiche del suo successore, col terzo 33 giri i Motley Crue aggiungono divertimento e spensieratezza. E non solo al look.
"Theatre Of Pain", complice anche la congiuntura temporale, porta definitivamente
Nikki Sixx e soci sul tetto del mondo, con hit universalmente conosciute come "
Smokin' In The Boys' Room" (cover dei
Brownsville Station) oppure l'iconica ballad da arena "
Home Sweet Home". Diversi magazine di grande influenza eleggono l'album a "disco dell'anno" nelle preferenze dei lettori, facendo lievitare a dismisura l'attesa nei confronti del prossimo lavoro da studio. Nel frattempo,
Vince Neil è vittima di uno spaventoso incidente automobilistico a bordo della sua De Tomaso Pantera, nel quale resterà purtroppo ucciso
Razzle degli
Hanoi Rocks. Un evento tragico che lo stesso cantante (risultato ubriaco alla verifica del tasso alcolemico) pagherà con una pena detentiva di 30 giorni, 5 anni di libertà vigilata, 200 ore di servizi sociali, ed una sanzione di 2,6 milioni di dollari. Ovviamente una "bomba" simile non può non minare l'equilibrio all'interno del gruppo, e per un certo periodo si dubita fortemente su un recupero in tempi brevi. Ma i quattro sono cresciuti come una famiglia, tra stenti miserabili ed esplosioni commerciali tutto sommato inaspettate, così non occorre poi molto tempo (un paio d'anni) per riprendere l'ascesa verso l'Olimpo della scena di Los Angeles.
"
Girls Girls Girls" esce nella primavera del 1987, anticipato dal 45 giri "
All In The Name Of Rock'n'Roll", un up-tempo sicuramente meno famoso della leggendaria "
Kickstart My Heart", ma altrettanto funzionale in termini di efficacia. Chi si aspetta un disco frivolo, fuorviato magari dal titolo, deve però ricredersi. "
Wild Side" è probabilmente una delle più grandi canzoni mai scritte dai Motley Crue, con quel riff tagliente e circolare che incalza Vince Neil a cantare un testo molto prossimo al capolavoro. "
I carry my crucifix under my deathlist": un verso che rimbomberà nella testa dei fans per decenni, in una vertiginosa discesa negli inferi della L.A. più notturna e degradata, relegata in un ghetto ben nascosto agli occhi di Hollywood. Sicuramente il signor Nikki Sixx lo conosce bene, perché lyrics simili possono uscire solo dalla penna di chi ha vissuto certe situazioni sulla propria pelle. La title-track, con relativo videoclip, è la celebrazione delle ormai leggendarie "wild nights" dei quattro, tra Harley Davidson, strip bar a buon mercato, e procaci presenze femminili, tra le quali spicca anche
Heather Locklear, starlette di Dynasty e fresca sposa del batterista
Tommy Lee.
Il disco è sicuramente inquadrabile nel calderone hair metal, tuttavia non mancano alcune escursioni in territorio blues rock, soprattutto nel suono di chitarra sempre più asciutto di
Mick Mars, tra una "
Dancing On Glass" ed una "
Bad Boy Boogie" che ne esaltano l'impatto. La ballad "
You're All I Need" si rivela splendida nella costruzione melodica, ma il testo intonato da Vince Neil è tutto fuorché romantico, perché racconta di un amore malato che sfocia nel delitto più turpe. "
Five Years Dead" e "
Sumthin' For Nuthin'" non aggiungono né tolgono nulla al risaputo trademark di "Theater Of Pain", al netto di una produzione (
Tom Werman) che rasenta la perfezione in campo sleaze/street.
Di meglio, francamente, è persino difficile immaginare. Chiude una cover live del Re (
Elvis Presley), esattamente della delinquenziale "
Jailhouse Rock", che pare il brano perfetto per sintetizzare il mondo Motley Crue, sia stilisticamente che dal punto di vista dei contenuti lirici.
Con i suoi quattro milioni di copie vendute, "Girls Girls Girls" travolge quasi tutti gli ostacoli sul proprio cammino, innalzandosi fino al secondo posto delle classifiche americane, ed arrendendosi soltanto alla signora
Whitney Houston. Per la vetta basterà attendere altri due anni, quando "
Dr. Feelgood" irromperà direttamente al numero 1.
Concedetemi un ricordo personale in calce all'articolo: avevo già acquistato il biglietto per il concerto al Palatrussardi del Girls Girls Girls Tour, che vedeva i fenomenali
Guns'n'Roses del capolavoro "
Appetite For Destruction" come opening act. Sarebbe stato sicuramente un evento memorabile, ma nel frattempo Nikki Sixx decise di spararsi una dose assurda di porcheria in vena, arrivando ad un millimetro dalla morte. Ovviamente saltò tutto, ma da quella esperienza nascerà proprio la succitata "Kickstart My Heart" ("
rimetti in moto il mio cuore").
Sono passate 36 primavere da allora, eppure il rimpianto di non aver assistito a quel concerto, potenzialmente leggendario, brucia ancora.