La Massacre Records non rinuncia ad una strategia ormai consolidata e che in alcuni casi si è dimostrata vincente ed in altri no, ma che presumibilmente gli consente di contenere i costi.
Infatti, anche l'esordio degli australiani
Elm Street, intitolato "Barbed Wire Metal", era un
self produced album uscito nell'Aprile di quest'anno, e solo pochi mesi dopo lo ritroviamo sul mercato con il logo della Massacre.
Questo quartetto ha adottato il proprio nome dalla strada dove l'inquietante Freddy Krueger terrorizzava gli incubi di diversi adolescenti che il più delle volte finivano poi vittime del suo guanto artigliato. Non ci troviamo comunque di fronte ad un concept album (anche se con "Elm St's Children" riaffrontano il film di Wes Craven) e tantomeno incappiamo in sonorità horror: "Barbed Wire Metal" è imperniato su di un classico Heavy Metal e, per quanto non offra
nulla di particolarmente originale (rieccoci in piena R.W.O.H.M.), snocciola otto canzoni che ruleggiano e riecheggiano i fasti degli Eighties, sbattendosi equamente tra influenze
Made in USA ed il Metal europeo, mettendo in bella evidenza il cantante Ben Batres, in possesso di un timbro roco ma quantomeno efficace e che ricorda, in parti uguali, Dave Mustaine, Ville Laihiala e Tomi Putaansuu.
Così tra le belle intuizioni della già citata "Elm St's Children", le rincorse su "King of Kings" o "Merciless Soldier" e i chorus di "Heavy Metal Power" (che altro dire di un titolo così?), l'album si lascia ascoltare con piacere, scuotendo il testone e quindi senza correre il rischio di addormentarsi e... cadere sotto le lame affilate del
buon Freddy.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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