Il "vecchio" e il nuovo che avanza. Potrebbe essere riassumibile con questo cliché questo disco dei
Jumping Shoes, formazione italiana sulle scene dal 1988 con un rock eclettico che li ha portati sui palchi di tutta Italia nel corso di questi 23 anni.
Il "vecchio" appunto, perchè il fulcro della band è lo stesso di 23 anni fa, fatta eccezione per il nuovo e giovanissimo cantante
Samuele Bracone, scelto proprio per dare un cenno al mondo, per comunicare a tutti che "la musica non ha età" e arrivato a sostituire lo storico cantante della band Amir Billal.
E questo cenno al mondo i Nostri decidono di farlo con un disco cantato interamente in italiano, altro segnale di distacco dal passato e di aria di novità.
Proprio la già citata freschezza di Samba è uno dei dardi migliori nella faretra dei
Jumping Shoes, oltre ad un'innegabile abilità tecnica, mostrata tra l'altro nella strumentale "
Strumentando". Il rock dei Jumping Shoes spazia in maniera grandiosa dal pop al rap (bellissima la parte finale di "
Persona Insospettabile") al funk, riportandomi piacevolmente alla mente un buon numero di band italiane a cavallo tra gli anni '90 e il nuovo millennio, quali
Malfunk,
Mistonocivo e
Matteo Bassi.
Oltre alle aperture sopracitate non mancano le sezioni più intime, che a tratti mi hanno ricordato le ballad dei leggendari
Dhamm, quali
"Il Testimone di Nozze" e soprattutto la splendida "
Fidati di Me".
Altro punto forte dei
Jumping Shoes sono senza dubbio i testi, a volte dissacranti (i problemi di coppia in "
Caramelle", il non-sense di "
MoraBinonci"), altre volte terribilmente odierni ("
Unreal TV") fino a diventare a tratti apocalittici ("
L'Ultimo Uomo sulla Terra"), ma sempre adattissimi al tipo di musica che in quel momento li accompagna.
"Non Contate su di me" è quindi un fulgido esempio di come in Italia si possa fare ancora buona musica in ambito rock alternativo, senza risultare eccessivamente anacronistici o nostalgici. Un applauso sentito ai
Jumping Shoes, con l'augurio di continuare davvero "finchè non vi cadrà anche la dentiera"!
Quoth the Raven, Nevermore..
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