"Saivo":
il mondo dove la morte vive.
Uno dei modi per entrarvi è un anfratto sul fondo di un lago.
L'immaginario mitologico dei
Tenhi si arricchisce, dunque, con il nuovo capitolo che segue, dopo ben cinque anni, il precedente
"Maaäet".
Un intervallo di tempo, quello tra i due dischi, che non ha spostato il sentire fortemente legato alla natura, da sempre alla base della musica dei finlandesi.
"Saivo" è, infatti, un lavoro neofolk oscuro, caldo e indissolubilmente legato alla natura. Da essa trae le sue suggestioni, i suoi umori, i suoi suoni. I delicati intrecci acustici delle sei corde, le splendide melodie di flauto, gli improvvisi squarci di violino e un uso delle percussioni che definirei quasi marziale, si amalgamano creando un suono tenue che ti abbraccia proprio come farebbe un bosco immerso nella bruma del mattino. I
Tenhi sono gli straordinari cantori di un mondo incantato, all'interno del quale è facile dimenticarsi del tempo che scorre e delle vicissitudini che quotidianamente ci assalgono.
"Saivo", da questo punto di vista, è un lungo viaggio verso una meta sconosciuta alla quale ci accompagna la voce profonda e ieratica di
Tyko Saarikko che ci racconta storie perse nella notte dei tempi.
La musica dei
Tenhi è solo apparentemente semplice, ma se la si guarda in profondità, se ne possono scoprire le infinite sfaccettature e la poliedricità delle forme espressive: una musica suadente, ma anche forte, pagana e costantemente in bilico tra vocalizzi quasi recitati ed esplosioni strumentali improvvise ed inebrianti.
I
Tenhi diventano con il nuovo lavoro i
Sigur Ros del neofolk e lo fanno con una musica davvero suggestiva ed unica.
Come unici sono i Tenhi.
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