Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:36 min.
Etichetta:Vrec
Distribuzione:Venus

Tracklist

  1. BLOW IT AWAY
  2. SICK AND SPITEFUL
  3. BITCHES N' LOSERS
  4. THIS TIME
  5. GO HOME
  6. GOT IT WRONG
  7. U KNOW U CAN
  8. SPIT IT OUT
  9. APATHY
  10. MY SATELLITE

Line up

  • Stefania Parks: vocals, guitar
  • Elisa Pisetta: guitar
  • Karima Oustadi: bass
  • Mattia Benuzzi: drums

Voto medio utenti

A tre anni dall’esordio, arriva anche per le Cherry Lips il momento del loro “white album”.
Un incipit piuttosto “facile” e “ad effetto” che però, in qualche modo, non è privo di motivazioni concrete.
I riferimenti con il celebre capolavoro dei The Beatles, infatti, fatte salve le ovvie e debite proporzioni, non si fermano del tutto all’elegante minimalismo dell’aspetto grafico della questione, ma proseguono anche nei contenuti del disco.
Analoga sembra essere la tensione creativa che contraddistingue “Blow it away” e se nel caso dei Fab4 si trattava ormai di un problema di “convivenza” (i quattro lo realizzarono, in pratica, da “separati in casa”) soprattutto a causa delle differenti visioni artistiche, per quanto riguarda le giovani rockers veronesi, la faccenda sembra, logicamente, più legata al tentativo di trovare una “propria strada” che tenga conto di nuove esigenze espressive.
Ecco che, abbandonate un po’ le suggestioni naif-glamour dell’apprezzato esordio, nel disco licenziato dalla Vrec con il supporto della Davvero Comunicazione, il quartetto veneto oggi non più in configurazione “all female” (con l’ingresso dell’invidiabile drummer Mattia Benuzzi), ci propone una miscela musicale piuttosto eterogenea, risoluta, meno sbarazzina e “leggera” nei temi affrontati, ma anche piuttosto attenta alle tendenze maggiormente recenti del mercato discografico.
Punk, sleaze hard rock e ammiccamenti a un certo pop-rock da “classifica”, in un crogiolo dove coesistono Offspring, Foo Fighters, Runaways, i Backyard Babys più ruffiani e Avril Lavigne, rendono il Cd un prodotto assai piacevole, credibile e “competitivo”, a cui, però, sembra mancare un pizzico di quella “naturale freschezza” che aveva contraddistinto il debutto.
Restano la notevole disinvoltura tecnica e la capacità di “graffiare” (come accade nella vibrante title-track e nella mordace “U know U can”), di “scurire” occasionalmente i toni (come avviene nell’ottima “Sick and spiteful”), di rockare con spigliatezza (in “Go home” e in “Spit it out”, alla cui stesura ha contribuito Chris Laney) e anche la voglia di mostrare la maturità acquisita dalla band (nella volubile e sincopata “Apathy” e poi ancora in “This time” e nell’intensa “My satellite”), tutte situazioni in cui emergono le brillanti doti interpretative di Stefania Parks e la sua affinità chitarristica con Elisa Pisetta, eccellente rappresentante, per sensibilità e perizia, della sopraffina arte del tocco produttivo delle sei corde.
Stima (e valutazione) ampiamente confermate, con un post scriptum alludente alla vivida sensazione che la ricerca di una superiore “messa a fuoco” complessiva non potrebbe che agevolare questa emergente e promettentissima formazione nostrana.
Del resto, “l’album bianco” dei Beatles arrivò solo dopo un discreto numero di capitoli nella loro “onorata” carriera discografica …
Recensione a cura di Marco Aimasso
Blow it away

Ok!!!!

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