C’è stato un album, a metà del primo decennio del nuovo secolo, che un paio di cosette in ambito hard rock aveva da dirle: si trattava del debut album dei
Crashdiet,
Rest In Sleaze. Proprio nei giorni in cui il disco stava per essere pubblicato, il singer/chitarrista
Dave Lepard veniva trovato morto suicida a 26 anni. Un colpo durissimo per una band che ha poi saputo continuare nonostante tutto, anche se orfana di un talento cristallino e con tanto, potenzialmente, da dare alla scena.
Questo album è un tributo che ripercorre traccia per traccia quello storico disco, affidando i pezzi a diverse band italiane e non, che riescono devo dire con ottime capacità ad entrare nello spirito delle canzoni e della band originale, non travisandone intenzione e messaggio. Inutile stare a dirvi chi fa meglio di altri, anche perché, veramente, la qualità è alta dall’inizio alla fine. Ovvio che questa rappresenta un’uscita per collezionisti, ma per qualcun altro potrebbe essere un modo interessante per avvicinarsi a una band magari poco conosciuta.
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