Ottobre 2003: esce il secondo disco degli Strokes band che, forse più d’ogni altra, ha caratterizzato l’ondata “nu rock’n’rollers” degli ultimi anni e che con il suo album d’esordio è stata indicata dalla critica come il futuro del rock, complici anche le reazioni entusiaste, tipicamente inglesi, degli ascoltatori. Tutto il fascino degli Strokes risiedeva nella capacità di condensare il minimalismo sonoro in una miscela di facile ascolto a base di Stooges, Television e Velevet Underground, un vero e proprio miracolo in una scena musicale completamente dominata da popstar dell’ultima ora e “korn fake”. Il nuovo “Room on fire” non va molto più in la del suo predecessore e ci restituisce un gruppo che a due anni di distanza cerca di ricreare le stesse alchimie indirizzando il suo sound su coordinate esclusivamente pop. Il risultato finale è che i “nuovi” Strokes svendono il proprio stile alla logica modaiola di cui loro stessi erano stati involontari oppositori diventando, ancora una volta, una sorta di nocciolina da dare in pasto a famelici adolescenti smaniosi di consumare in fretta e furia l’ultima hit che sa di originale! Forse tra venti anni qualcuno ascolterà questa band e ricorderà quel magico momento che ebbero negli anni 2000 perché i Rolling Stones non nascono tutti i giorni … purtroppo!
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