Vacca boia, finalmente un bel calcio negli zebedei… scusate questa introduzione molto poco oxfordiana, ma è la prima cosa che m’è venuta in mente ascoltando gli
Arson Anthem, quattro fottuti pazzi nichilisti che non te la mandano certo a dire… Ma chi si nasconde dietro questo moniker? Della gentaccia di un certo spessore, visto che alla voce troviamo Mike Williams degli Eyehategod, alla batteria Hank Williams III, già nei Superjoint Ritual, e alla chitarra niente meno che tal Phil Anselmo, che dubito abbia bisogno di presentazioni. Ebbene si, gli Arson Anthem sono il suo ennesimo progetto parallelo, ma non è per questo che sono così esaltato. Lo sono perché “Insecurity notoriety” spacca davvero il culo, indipendentemente dall’importanza storica dei suoi illustri membri. 17 schegge impazzite di poco più di un minuto, 17 tracce di spietato hardcore old school, mischiato sapientemente a spruzzatine di thrashcore e di crust, per un totale di poco superiore alla mezz’ora, che non lascia respiro, soprattutto per le vocals sguaiate di Mike, ma anche per l’ottimo lavoro svolto da Phil alla sei corde, che sciorina riff nevrotici uno dietro l’altro. Se poi aggiungete una sezione ritmica al fulmicotone, capirete come i brani di questo debut lasciano davvero il segno, grazie anche, anzi sicuramente, all’esperienza maturata dai singoli nelle rispettive band precedenti a questa. “Insecurity notoriety” è irriverente, violento, sprigiona rabbia senza tregua, a volte è quasi fastidioso, tanto tangibile risulta l’odio presente nei suoi solchi. Fate conto di prendere le produzioni più violente dei Blak Flag o dei Discharge, o in generale delle hardcore band a cavallo tra la fine degli eighties e l’inizio dei nineties, attualizzatele con un sound al passo dei tempi ma che comunque suona volutamente vecchio, sporcatele con, come dicevo prima, tanta rabbia crust, e avete un’idea della proposta del combo americano. Inutile stare qui a segnalarvi un brano piuttosto che un altro, “Insecurity notoriety” va ascoltato tutto d’un fiato, anzi, senza fiato, visto il senso di claustrofobia che vi assalirà durante l’ascolto… Anselmo ha dimostrato ancora una volta di essere un tipo che non ama i compromessi, o lo si adora o lo si odia. Beh, in questo caso è riuscito ad unire entrambi i sentimenti, visto che lo odierete per il male che sta facendo alle vostre orecchie e al vostro cervello, e al tempo stesso lo amerete per il senso liberatorio che proverete alla fine dell’ascolto dell’album. Se volete evitare di spaccare materialmente qualcosa e volete sfogare tutta la vostra rabbia in modo costruttivo, mettete su “Insecurity notoriety” e alla fine vi sentirete appagati. Un disco per gente dura, se ascoltate le stronzate moderne degli ultimi anni statene alla larga. Qui lo spirito che si respira è tutt’altro, è quello della pura essenza hardcore, quella dei gruppi storici del genere. No compromise…
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