Io non sono un tipo che si attacca a queste cose, però vedere nel 2012 band che ancora si presentano in modo così poco professionale di certo non fa piacere. Fortunatamente, nel caso dei
Buena Madera la scarsa professionalità nel presentare il proprio lavoro (biografia scritta coi piedi, sito web che definire amatoriale è fargli un complimento, nessuna foto promozionale, etc…) è stata subito soppiantata dall’ottima proposta dal punto di vista musicale. Stoner metal si definisce il gruppo padovano, anche se secondo me questa definizione gli sta parecchio stretta ed è anche particolarmente fuorviante. Se può pur esser vero che lo stoner è il loro punto di partenza (anche se mancano i chitarroni tipici del genere e soprattutto le atmosfere lisergiche), è verso altri lidi che i nostri si spingono. Lidi non delineati, a cavallo tra passaggi prog (senza la spocchiosità dei praticanti e dei fruitori del genere) e atmosfere artefatte, dettate da cambi di ritmi e soprattutto di sonorità. Quattro brani suonati in assoluta libertà, che danno l’idea di una band a cui piace improvvisare e lasciarsi andare a seconda dell’umore, una band in grado di passare in un istante da parti ossessive a parti più tranquille dettate magari da un arpeggio di chitarra, il tutto senza perdere di vista quello che è l’elemento fondamentale della propria proposta: la semplicità. Prima ho parlato di prog, non a sproposito, ma l’uso che i nostri fanno dei passaggi intricati è cerebrale, mai fine a se stesso, e si interseca alla perfezione a un riff semplice ripetuto magari per tot battute, in una miscela vincente che tiene sempre sveglio l’ascoltatore. Quattro i brani proposti, prevalentemente strumentali (l’ultimo lo è completamente), nei quali si vanno saltuariamente a inserire le voci, ora sguaiate, ora sussurrate. Quattro brani, dicevamo, che ti trasportano in una spirale sonora avvinghiante, con riferimenti che vanno dai Voivod, soprattutto per le ritmiche, ai Tool, per le atmosfere, ma che poi, tutto sommato, risultano abbastanza personali, e questa per una giovane band agli esordi è sicuramente la miglior critica, assolutamente positiva, che si possa fare. Menzione particolare per “Cata”, lo strumentale che chiude il demo, e che meglio degli altri tre brani, secondo me, racchiude tutta l’essenza della band. I Buena Madera non possono far altro che migliorare, di questo ne sono certo, l’unica cosa che dovranno fare è evitare di uniformarsi alla massa e continuare liberamente a sperimentare e lasciar fluire le proprie influenze e le proprie idee nei brani che scriveranno in futuro, in assoluta autonomia, noncuranti delle mode o dell’easy listening. Se ci riusciranno ne sentiremo sicuramente delle belle…
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