Rispetto al suo periodo d'oro, negli anni la quantità di uscite in campo Power & Progressive Metal è probabilmente andata via via scemando, ma lo stesso non si può certo dire per la qualità.
Se i gruppi
storici hanno un po' perso il passo, non mancano le nuove leve che si affacciano alla scena, e tra questi gli
Opening Scenery che, comunque attivi sin dal 2003, hanno da poco dato alle stampe il loro album d'esordio, "Mystic Alchemy", uscito per la Underground Symphony.
La componente Prog è forte ma non dominante e si lascia intravedere tra i riffs affilati ed un ottimo lavoro alle tastiere, e se non fosse per i suoi insistiti squarci strumentali, l'opener "Ante Bellum" oltre a Dream Theater e Symphony X potrebbe accostarsi agli ultimi Angel Dust o ai Symphorce. Un brano dove gli Opening Scenery danno una bella prova di forza e compattezza, mettendo in evidenza la verve del cantante Andrea Racco, che sulla successiva "The Third Eye" tende a ricordare Harry Conklin dei, purtroppo recentemente scioltesi, Jag Panzer.
Dopo un pezzo piuttosto immediato, tocca a "Seaquake of Souls", un mid tempo dalle molteplici sfaccettature, lungo le quali la formazione torinese finisce per farsi prendere un po' la mano, ed alla altrettanto articolata, per quanto più aggressiva, "Black Roses Kiss" (e qui mi vengono in mente pure i Savatage).
I delicati arpeggi e le melodie di "The Light Beyond the Dream" sono il prologo per uno dei momenti più interessanti ed intensi del disco, con tutti e cinque i musicisti bravi a mettersi ben in evidenza, in questo sorretti da una registrazione all'altezza, e pronti a lanciarsi, subito dopo una "The Seventh Gate" più vicina al Power Metal, nella sfida a quella suite, suddivisa in tre parti, che dà il titolo all'album.
Nelle prime due, "Mystic Alchemy - Scene I: The Final Destination" e "Scene II: Old Memories", incontriamo un gradito ospite: Fabio Lione, qui all'altezza della sua fama su una canzone cangiante ed orecchiabile prima e su un breve intermezzo acustico poi. Tuttavia è la sua terza e conclusiva parte a riscuotere i maggiori consensi, "Scene III: At Twilight", infatti, parte subito in quarta manifestando un’anima spiccatamente Power che sfrutta al meglio i ceselli di Vincenzo Frascà alla chitarra e di Mario Solavaggione alle tastiere, qui lesti a duellare tra loro.
L'ambizione a
novelli Dream Theater, tende a frenare l'energia del gruppo, e credo che se lasciassero andare più liberamente le briglie, il loro sound se ne gioverebbe non poco.
Questo non toglie che "Mystic Alchemy" sia un più che discreto esordio e che gli Opening Scenery siano una band da tenere d'occhio per il futuro e dai quali aspettarsi ottime cose.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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