“The Shadows Compendium” è l’opera che dà inizio alla carriera da solista di
Stéphan Forté, chitarrista francese che molti di voi conosceranno per il suo passato nei Red Circuit e come leader degli Adagio.
Come avrete già capito, stiamo parlando di neoclassical metal che, in questo album, si apre però ad alcune contaminazioni e influenze: chi si aspetta soltanto un assolo lungo 45 minuti e nulla più, si sbaglia di grosso!
Nel suo compendio, Forté lascia ampia espressione alle altre componenti strumentali - e vorrei vedere visti i nomi dei collaboratori, Drover e Loomis fra tutti - riuscendo a tratti persino a tener lontano il plettro dalle corde della sua chitarra, con cui tastiere e pianoforte (anche questi suonati da lui) e soprattutto la ritmica si incastrano perfettamente.
Già dalle prime note si percepisce una forte tendenza all’heavy che ci accompagnerà per gran parte dell’ascolto; l’album ha infatti una sua continuità melodica pur non risultando ripetitivo, non troppo almeno, e gli assoli non sembrano mai esagerati neanche al quarto replay.
Tra un riff e l’altro non mancano atmosfere cupe e toni epici che non dispiacciono affatto; buoni gli sfondi sinfonici che tengono uniti gli elementi di questa composizione.
“De Praestigiis Daemonum” è il pezzo che mostra al meglio le potenzialità, la tecnica e l’estro dell’artista, l’invocazione gli è riuscita bene! Spudoratamente metal
“Duat” e
“Sorrowful Centuroide” e se volete una sintesi del passato e del presente musicale di Stéphan Forté ecco
“Prophecies Of Loki XXI”; nell’ultima traccia,
“Improvisation On Sonata No. 14, C # Minor Op. 27, No 2”, invece lo sentiamo esibirsi malinconico tra le note del “Chiaro di luna” di Beethoven: consideratela più come una bonus track.
Siamo di fronte ad un album destinato ad amanti delle sinfonie neoclassiche, a chitarristi in cerca di estasi, ma di sicuro consigliato anche a chi vuole avvicinarsi a questo genere… attenzione però: astenersi perditempo, bisogna impegnarsi un po’, tanto, nell’ascolto.
Di sicuro i seguaci di Yngwie Malmsteen lo ameranno (o lo odieranno, per mantenere la loro fede). Stéphan Forté ha dunque fatto il grande passo e si ripresenta sulle scene con una composizione valida e dalle molteplici sfaccettature. Per tirare le somme: buona la prima!
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