Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:42 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. NAASSENI
  2. A SATANA
  3. A STEALTHY HAND OF AN OCCULT GHOST
  4. BURIED IN THE DARK ABYSS
  5. FIERCER THAN ANY FEAR
  6. VOICES OF DEAD SOULS
  7. SECRET WAYS
  8. IN MY BLACK CHURCH
  9. LAMIA
  10. CHIESA NERA (BONUS TRACK)

Line up

  • Mancan: vocals, guitars
  • Nikko: guitars
  • Aran Morion: bass
  • Sicarius Inferni: keyboards, piano
  • Demil: drums

Voto medio utenti

Conosco Mancan e i suoi Ecnephias praticamente fin dalla loro nascita, e ho seguito i loro lavori e la loro evoluzione. Sì, perché ogni album della band è un po’ diverso dal precedente, e questo ultimo “Inferno”, licenziato da Scarlet Records, ovviamente non è da meno. Se lo stampo di fondo resta sempre quello, piccole sfumature vanno di volta in volta ad arricchire e modificare il sound, anche se, a dirla tutta, non sempre in meglio… Se nulla c’è da eccepire dal punto di vista tecnico, né tantomeno per quanto riguarda la registrazione e il sound generale, nitido e potente, dal punto di vista strettamente musicale c’è stata qualcosa che non mi ha convinto appieno ascoltando l’album. La svolta eccessivamente melodica evidenziata da numerosi innesti di pianoforte, arpeggi e via dicendo, contrasta troppo con le parti più dure e deathose… Non che abbia qualcosa contro questo tipo di soluzioni, chiariamo, sto parlando proprio del tipo di melodie usate, troppo ariose e delicate, poco cupe, non adatte al sound generale e ai testi dell’album, strettamente legati all’occulto. Fondamentalmente questo è l’unico appunto serio che mi sento di fare ai lucani. Per il resto si sente che abbiamo comunque a che fare con una band matura, professionale, che ha un approccio colto non solo per quanto riguarda i testi (vedi la citazione di Giosuè Carducci e del suo “Inno a Satana”), ma anche per gli arrangiamenti, anche se continuo a non capire quest’insistenza nel voler a tutti i costi rimarcare la propria mediterraneità, quando di richiami alla musica mediterranea ce ne sono ben pochi. Vista la provenienza, invece, si sarebbe potuto arricchire veramente il proprio sound con qualcosa di particolare, legato alle proprie tradizioni, ma purtroppo così non è stato. In ogni caso, abbiamo a che fare, come già accennato, con un death che ha forti influenze dei primi Amorphis e Moonspell, inframmezzato da melodie gothicheggianti, se non proprio da parti acustiche (“Voice of dead soul”, “Lamia”). Per ovvi motivi, quindi, anche la voce di Mancan deve variare il proprio approccio, passando da un growl che convince a delle parti pulite che invece mi hanno lasciato perplesso, in quanto il singer lucano non riesce ad essere altrettanto espressivo ed efficace, forse anche perché per lo più utilizza il timbro pulito in concomitanza con l’utilizzo della lingua italiana, che se da una parte sottolinea ancora meglio le parti dei testi più significative, per lo più quelle più esoteriche, dall’altra a volte risulta piuttosto banale e monocorde. Quindi il problema fondamentale di “Inferno”, oltre ad una certa monoliticità e monotonia di fondo per quanto riguarda le ritmiche più dure, è questa discrepanza tra partiture molto ben fatte e altre troppo ingenue, come se la doppia personalità della band non riesca a convivere in pace, producendo così una spaccatura troppo netta tra l’una e l’altra. In definitiva, nonostante ottimi spunti, alla lunga il disco rischia di stancare un po’, anche grazie ad una struttura troppo ripetitiva che si evidenzia di brano in brano, e al terzo album questa è una pecca non proprio di pochissimo conto. Sicuramente gli Ecnephias ce l’hanno messa tutta, posso assolutamente premiare l’impegno, ma il risultato finale non è esente da critiche…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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