I francesi
Gorod arrivano al quarto full-lenght della loro longeva carriera (la band se ne va in giro dal 2005). Carriera longeva data la non esaltante proposta sonora della band.
Non conosco il pregresso della band, ma l’ascolto di “
A Perfect Absolution” vede la band cimentarsi in un technical death metal, intricato, contorto, a volte d’impatto, ma con troppe e cervellotiche pause durante le quali i due chitarristi fanno scale dal sapore progressivo, che spezzano il ritmo delle canzoni.
L’unica cosa positiva è che, quando la band decide di accelerare e pigiare il piede sulla brutalità, gli stacchi si fanno sentire. Esempio perfetto è “
Elements And Spirit”.
Si comincia a ragionare solo dalla quarta canzone in poi, ovvero quella “
The Axe Of God” che finalmente mostra di che pasta è fatta la band. Un pezzo dove in meno di quattro minuti c’è tutto lo scibile estremo.
La band tecnicamente c’è tutta, pecca di presunzione quando vuole strafare, anche se alcuni momenti sono di assoluto valore, anche se c’è sempre qualcosa che non quadra. In “
Varangian Paradise” fila tutto liscio, almeno fino al solito bridge chitarristico seguito da una parte che sembra una tarantella…lasciamo perdere va…
In definitiva un disco con alti e bassi, che vede una band bisognosa di definire meglio il proprio sound, affilarlo e renderlo devastante. Come dite? Sono ormai al quarto disco? Eh, non è mai troppo tardi, chi vivrà vedrà…Aspettando
Gorod (questa è terribile, lo so…vado a nascondermi…).
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