Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:38 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. COLLAPSE IN ETERNAL WORTH
  2. WHEN STEEL AND BONE MEET
  3. PARASITIC SCRIPTURES OF THE SACRED WORD
  4. IN DEATHLESS TRADITION
  5. JUDGEMENT OF THE BLEEDING CROWN
  6. EMBODIMENT OF THIS BITTER CHAOS
  7. BEYOND THE SPELL OF DISCONTENT
  8. DEATH TO THE ARCHITECTS OF HEAVEN
  9. AN END TO NOTHING
  10. MY NAME IS FRIGHTFUL AMONG THE BELIEVERS

Line up

  • L. Ben Falgoust II: vocals
  • Sammy Pierre Duet: guitars
  • James Harvey: bass
  • Zack Simmons: drums

Voto medio utenti

“Blood for the master” non è soltanto il quinto disco dei Goatwhore. È anche il loro disco della maturità, quello che riesce a racchiudere al meglio tutto quanto fatto fin’ora. Ma non solo… è anche la dimostrazione lampante di come possa essere possibile pubblicare un ottimo lavoro senza scervellarsi più di tanto. “Blood for the master” è un disco spiazzante per la sua semplicità. Niente ghirigori, niente pippe mentali, solo tanta sana e robusta violenza. Ma non buttata lì a caso, come spesso fanno quelle band che pensano che basti picchiare duro per riuscire a fare un buon album. No, i Goatwhore sono consci dei propri mezzi e soprattutto sanno come costruire un brano di metal estremo. Nell’album ci sono tutti gli elementi essenziali per suonare al top questo genere: rabbia, la giusta tecnica che permette di picchiare duro sugli strumenti, una solidissima base di thrash old school, sulla quale vanno ad inserirsi richiami al black metal e al death primordiale (per capirci, immaginate una fusione estrema di primi Slayer, Bathory, Celtic Frost, Possessed ed Immortal). Il tutto accompagnato da una prova magistrale dei singoli e da una registrazione volutamente scevra di inutili fronzoli, ma in ogni caso al passo coi tempi. La cosa che ho apprezzato di più, però, è l’assoluta mancanza di soluzioni orecchiabili. I Goatwhore se ne fregano di piacere a chi non mastica musica estrema, e picchiano come forsennati sugli strumenti, portando avanti il loro pensiero, decisamente e dichiaratamente a sfondo satanico. Ascoltate “When steel and bone meet” o “An end to nothing” e capirete cosa intendo… “Blood for the master” è un disco che trasmette feeling ed attitudine, non possiede la freddezza che troppo spesso hanno prodotti più spiccatamente black metal, ma, anzi, ti cattura col suo gusto marcatamente retrò. Tutto quadra alla perfezione… i riff taglienti di Sammy Pierre Duet (che vince anche grazie ai suoi assoli, melodici, semplici, ma efficaci), la voce al vetriolo di L. Ben Falgoust II, l’ideale trade d’union tra il vecchio modo di intendere le vocals estreme e quello di oggi, per non parlare poi della prestazione di Zack Simmons, veramente precisa e potente, con un uso intelligente dei blast beat, utilizzati solo quando e dove servono. Insomma, ancora una volta mi trovo qui a sottolineare come l’originalità non sempre è l’elemento principale del quale deve essere ricco un disco (non che i Goatwhore copino qualcuno, eh, sia chiaro). Se ci sono le capacità, come in questo caso, può bastare anche semplicemente mettere sue una decina di ottimi brani per riuscire a cacciare un disco coi contro cazzi, un disco che non suoni finto e che ti faccia capire che le intenzioni di chi lo sta suonando sono sincere.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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