Strana carriera quella dei
Rage.
Se si chiedesse in giro un nome di riferimento per il power metal tedesco, probabilmente la risposta sarebbe
Helloween,
Blind Guardian,
Gamma Ray o magari
Running Wild. Se si facesse riferimento invece al thrash molti farebbero il nome di
Kreator oppure
Sodom.
Molti di meno citerebbero
"Peavy" Wagner e soci.
Eppure la musica del gruppo, in giro dalla prima metà degli anni '80, si è sempre mantenuta su livelli di eccellenza senza mai deludere le aspettative dei fans con release di qualità mediocre.
Dischi come
"Perfect Man",
"The Missing Link" o
"Black in Mind", solo per citarni alcuni, sono tra i migliori che l'heavy metal tutto abbia mai prodotto tanto che si può sostenere che la proposta dei
Rage abbia contribuito, senza ombra di dubbio, a delineare le linee guida cui fare riferimento se si vuole suonare musica dura.
Eppure il gruppo tedesco ha sempre avuto una considerazione minore rispetto ad altri nomi, come ricordavo all'inizio. Probabilmente la loro proposta è sempre stata troppo estrema per gli amanti del power "Classico" e troppo melodica per i culturi di proposte più estreme.
Sta di fatto che il dovuto riconoscimento ai
Rage non ha mai avuto, pienamente, atto.
Oggi, nel 2012, a quasi 30 anni dagli inizi, i
Rage tornano tra di noi con questo
"21" che già dal titolo (21 sono gli album dei tedeschi) ci informa della lunghissima carriera dei nostri oltre a fare riferimento al gioco del blackjack.
Cosa dire che non sia già stato detto?
Chi conosche i
Rage sa già cosa aspettarsi dal nuovo lavoro: passione, attitudine, violenza, melodia.
In una parola Heavy Metal. Heavy Metal con le palle, se mi passate il "francesismo".
"21" è un disco duro, compatto, metallico, arricchito, come sempre in casa
Rage, da ritornelli facilmente memorizzabili che fanno da contraltare ad una proposta che lascia poco spazio alla dolcezza.
L'esperienza del gruppo si sente in lungo ed in largo nei brani dell'album, e non poteva essere altrimenti, ed è facile rendersi conto di trovarsi di fronte ad un lavoro di alta qualità.
Le melodie di chitarra, ad opera di un sempre più stupefacente
Victor Smolsky, artefice della "nuova" vita dei nostri, sono tanto coninvolgenti quanto semplici, mentre il buon
Wagner si lancia in una interpretazione vocale di grande spessore variando da toni melodici, nei ritornelli, fino ad arrivare ad harsh vocals come accade nella durissima, ed ottima,
"Serial Killer", dando ancora una volta prova della sua grandissima classe.
Dietro le pelli
André Hilgers si fa autore di una prestazione semplicemernte perfetta per precisone e fantasia, contribunedo a rendere i pezzi irresistibili e puramente metal.
"21" è, dunque, un grande disco. Inutile girarci intorno.
Certamente non sarà il migliore della carriera dei nostri, ma sfido chiunque a trovare qualcuno in grado di fare così bene a questo punto della propria carriera.
Brani come
"Destiny", dall'irresistibile refrain e a mio modesto parere la migliore del lotto, la title track, la bellissima
"Feel my Pain", la già citata
"Serial Killer" ci offrono uno spaccato di come dovrebbe suonare un disco metal: potenza e melodia fuse in una colata di note inarrestabile e di classe cristallina alla quale è davvero difficile resistere.
Sulle pagine virtuali del nostro amato portale di solito mi occupo di generi estremi, ma per i
Rage faccio una piacevole eccezione consigliandovi, senza se e senza ma, questo disco, non solo perchè
"21" non deve mancare nella collezione di chiunque si definisca "metallaro" (parola che in realtà odio), ma anche per tributare il giusto riconoscimento ad una band grandissima e probabilmente assolutamente sottostimata.
Citando il nostro caro caporedattore:
"i Rage se ne fregano di tutto e tutti, stanno li, suonano il loro metallo e lo fanno con due palle così!"Imprescindibili.