Questa primavera vede l’esordio sulla scena che conta degli Evenoire, una piacevole proposta italiana attiva dal 2006 che arriva solo adesso al primo full-lenght:
Vitriol.
Fautori di un symphonic gothic metal dallo stile insolito e fortemente impregnato di elementi prog, appartenenti alla musica classica e lirica, e soprattutto folk dalla strumentazione al songwriting intriso di miti; non mancano sicuramente di originalità. La voce è di
Lisy Stefanoni, soprano con uno scorcio di passato nei
Rustless; oltre al ruolo di cantante la troviamo alle prese con il flauto traverso.
Ed è proprio il flauto di Lisy quel tocco in più che aggiunge personalità a questo lavoro e sarebbe stato ben accolto anche un utilizzo maggiore e più elaborato; probabilmente questo avrebbe reso tutto troppo personale ma è comunque una carta da rigiocare anche in futuro. Quanto alla voce –che grazie all’ottima prestazione della Stefanoni si rivela il vero punto di forza della band cremonese- la vediamo spaziare su diverse tonalità con una forbice molto estesa, senza incidenti di percorso. Buono anche il connubio instaurato tra le due chitarre e i sintetizzatori, seppur questi ultimi siano a volte un po’ troppo presenti.
Track-list da cantastorie e toni medievaleggianti pressoché ovunque che trovano massimo espressione in
“Minstrel of the Dolomites”,già il titolo dice tutto, e
“Alchimia”; la title-track è invece un intro orchestrale dall’aria fiabesca, seguita da
“Days of the Blackbird” il primo singolo dell’album, basato sulla tradizione folkloristica dell'area di Cremona nei giorni della merla, brano dai tratti lirici soprattutto nel chorus che spreme le capacità della band e in particolare di Lisy: un buon biglietto da visita! (potete ascoltarlo direttamente a questo
indirizzo)
Calma e malinconica
“The Prayer” realizzata in versione acustica con un arpeggio ridondante, quasi ipnotico, che spezza il ritmo dell’album –non a caso è proprio a metà. Da chiamare in causa
“Girl by the lake” (qui il testo si rifà a una leggenda dell'Iseo) dal ritmo notevolmente più deciso in cui tutti i membri trovano l’esatta simbiosi. E c’è spazio anche per un cameo: in
“Misleading Paradise” –ispirata da un passaggio della
Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso- troviamo la partecipazione di
Gaby Koss che non credo abbia bisogno di presentazioni, almeno tra i cultori del genere (ve la ricordate negli Haggard?)
Il risultato è un’opera più che discreta, che rompe molti schemi. Ulteriore prova, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che mettersi in discussione puntando sulle proprie competenze musicali spesso premia, anche se non mancano rischi. Ma chi non risica….
Vitriol è un album ben riuscito, composito, caratterizzato da forti variazioni stilistiche e soprattutto da molte sperimentazioni, il tutto senza mai cadere nell’inopportuno: voglio dire, c’é molta carne sul fuoco (forse troppa) ma il risultato è molto invitante.
Adesso sceglietevi un bel posto sulla riva di un lago, magari all’ombra di un albero dalla chioma insolita, e buon ascolto!