Copertina 5,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:46 min.
Etichetta:Goomba Music

Tracklist

  1. BIRTHING THE BEAST
  2. THE ULTIMATE DECEPTION
  3. SERPENTS AMONG US
  4. DESPISED EXISTENCE
  5. PRAYERS OF THE DECAPITATED
  6. WHEN THE SLEEPERS RISE
  7. ECSTASY
  8. FADE TO BLACK (METALLICA COVER)
  9. ABOLISH THE WEAK
  10. EYES OF A VULTURE

Line up

  • Ipek: vocals
  • Nate Poulson: guitar
  • Kenny: bass
  • Salvatore LoPresti: keyboards
  • Steve Brubaker: drums

Voto medio utenti

Se avete più di sedici anni penso sia inutile che continuiate a leggere questa recensione, in quanto dubito fortemente che “The Ultimate Deception” possa suscitare in voi il benché minimo interesse. I Wykked Wytch sono la prova lampante di come ormai, da diversi anni a questa parte, qualcosa non metal non funziona più, altrimenti non mi spiego come una band come la loro possa ancora essere sulle scene dopo quasi vent’anni, e arrivare anche a pubblicare il quinto full length. Tacciati (a ragione) fin dalla loro nascita di essere la fotocopia mal riuscita dei peggiori Cradle Of Filth (e badate bene, ho scritto peggiori non a caso), continuano imperterriti a riproporre all’esasperazione la formula black sinfonico/death metal, con tanto di alternanza scream/growl, giusto per non farsi mancare niente. E forse, oltre alla prestazione tutto sommato pregevole di Ipek, è proprio questa la loro unica qualità, la tenacia, anzi a dirla tutta è una qualità esclusivamente della singer, in quanto unica superstite della formazione originale. Al di là, però, di premiarla per la costanza, qualcuno deve spiegarmi come può un disco come “The Ultimate Deception” risultare interessante: prodotto alla grande, suonato meglio ancora, con una bella copertina ad opera di Marcelo Vasco (Dimmu Borgir, tra gli altri), ma senza la benché minima traccia di personalità… E se già il gruppo del nano Dani è più che criticabile per le ultime porcherie pubblicate, pensate quanto lo possa essere una band che non solo si rifà ma addirittura ricalca pedissequamente quanto già proposto dagli inglesi. Si ok, qualche bel passaggio c’è, qualche intuizione più gothicheggiante anche, ma è davvero troppo poco rispetto al mare di noia che ci spazza via durante l’ascolto. Se poi volete veramente farvi girare i così detti, date un’ascoltata alla cover di “Fade to black” (ve lo devo dire di chi è il brano originale?), constatate in che modo indegno sia stata stuprata, e subito dopo buttate il dischetto nel cesso… Non me ne vogliano i fans della band (sempre che ce ne siano, in giro), ma un disco del genere non ha davvero motivo di esistere…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 mar 2012 alle 10:20

ne apprezziamo la perseveranza :D

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