La Grecia ultimamente è purtroppo sicuramente più “famosa” per questioni economiche che non per la sua scena musicale, ma nello specifico l’attenzione la sposteremo su un abile rappresentante di quest’ultima, capace, con la sua attenta miscela di solido
heavy rock, di allontanare il pensiero dalle speculazioni finanziarie internazionali e da funeste prospettive di recessione.
Gli ateniesi
4Bitten sono, infatti, un gruppo dalle apprezzabili qualità individuali dedito ad un
cocktail sonoro che in qualche modo mescola gli storici Led Zeppelin, Whitesnake e Black Sabbath con il
groove dei Black Label Society, aggiungendo al tutto un pizzico dell’approccio “moderno” di gruppi come i Black Stone Cherry, per un risultato finale piuttosto soddisfacente, ostentando una buona capacità nel rendere sempre fluido e coinvolgente il proprio
songwriting.
La laringe della vocalist Fofi Roussos, rappresenta, poi, il classico “valore aggiunto” della situazione: attraverso un timbro grintoso e risoluto la cantante amministra con dovizia e gusto le incisive partiture della band, dimostrando ottime doti interpretative anche quando si tratta di rendere più affabile la sua ugola, allorché le
strategiche esigenze (poche, invero) di maggiore impatto “commerciale” vedono amplificata la loro concentrazione.
“Delirium” finisce, così, per diventare un ascolto privo di reali controindicazioni, contraddistinto da un programma magari non esattamente
memorabile e “innovativo”, eppure sufficientemente “fresco” e godibile da non dover subire praticamente mai l’onta dello “skip”.
Si comincia con la sferragliante e incandescente determinazione di “Burning the candle”, si continua sulla stessa lunghezza d’onda con “Jaded” (una sorta di AC/DC
meets BLS), si accentuano i toni
hard-blues nella canicolare “Let it all burn” e nella passionale “A different fate”, “Live 4 today” unisce grinta e accessibilità, mentre bisogna aspettare “Far from grace” per incrociare il primo
autentico tentativo di scalata alle classifiche internazionali dedicate al
radio-rock contemporaneo, così come “Not this time” prova ad aggiungere all’impasto tenui bagliori
metal-core, ottenendo effetti non particolarmente disdicevoli.
Ancora “buone vibrazioni” arrivano dalla sinuosa
title-track e qualcosa di più lo procurano la vibrante “Through the fire” e l’intensa “Tomorrow never comes” (probabilmente la mia preferita in assoluto!), due momenti di notevole suggestione e prorompente tensione emotiva.
Di certo i margini di miglioramento, soprattutto nel settore “carisma”, per i 4Bitten sono ancora ampi e significativi, e tuttavia, almeno in questo caso, il rischio di
default appare davvero piuttosto remoto.
Da seguire.
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