Chi ha seguito con attenzione la scena thrash tedesca degli anni ’80 sa perfettamente che al di là dell’osannata triade Sodom/Kreator/Destruction c’era un sottobosco florido e vibrante di band, quasi sempre altrettanto valide, o al massimo di poco più in basso rispetto al fatidico trio. Tra queste c’era anche un gruppo di Francoforte, gli
Exumer, che nel giro di un paio di anni (’86 e ’87) pubblica esordio, “Possessed by fire”, e prosieguo, “Rising from the sea”, due album freschi e scalpitanti di puro thrash/speed metal. Certo un po’ di immaturità (leggasi riff scopiazzati a destra e a manca) c’era sicuramente, soprattutto nel disco di esordio, però a modo loro gli Exumer riuscirono a convincere i thrasher più incalliti, riuscendo ad entrare, come tante altre band, nella storia con soli due episodi. Poi, ancora una volta come altri loro colleghi, nel 1990 l’oblio, e il silenzio per quasi vent’anni… Non chiedetemi il meccanismo che ha fatto scattare la loro reunion nel 1999, fatto sta che la band ha deciso di tornare a calcare i palchi e riportare alla luce quei due piccoli gioielli. Convinto ormai della natura live della reunion, a sorpresa leggo l’annuncio di un loro ritorno in studio per il terzo capitolo della loro discografia, a ben 25 anni da “Rising from the sea”, e della firma del contratto niente meno che con la Metal Blade Records. Della formazione originale sono rimasti soltanto il cantante Mem V. Stein e il chitarrista Ray Mensh, ma non è una novità in ritorni di questo tipo. Con curiosità, quindi, mi metto all’ascolto di “Fire & damnation”, prodotto addirittura da Waldemar Sorychta. I presupposti per un buon lavoro ci sono tutti: ottimo produttore, grande etichetta alle spalle, una copertina perfettamente in linea con le altre due… Eppure qualcosa non mi convince, fin dal primo ascolto, e vi spiego subito il perché… Se analizziamo l’album dal punto di vista strettamente musicale ci troviamo davanti ad un più che buon lavoro di thrash metal teutonico, con ritmiche serratissime portate avanti con furia dal batterista Matthias Kassne, riff taglienti, e la voce sguaiata di Mem ad enfatizzare il tutto. I brani sono solo dieci e quasi tutti di breve durata, quindi l’ascolto è fluido, scorre via che è una bellezza. “Vermin of the sky”, “Tribal furies”, la titletrack, convincono e vincono fin dal primo ascolto, con il loro stile assolutamente retrò, nonostante la registrazione al passo coi tempi. Prendete un pezzo come “Waking the fire” e capirete come la furia degli Exumed sia non solo genuina, ma figlia di chi conosce bene il territorio lungo il quale si sta muovendo e che è assolutamente in grado di farla in barba a tutte le giovani band di thrash revival sbucate fuori come funghi negli ultimi anni. Dov’è il problema, quindi, se stiamo parlando di un bel disco, suonato bene, prodotto meglio, e che riesce a spazzar via la concorrenza? Semplicemente, mi ha un po’ deluso il sound generale, e l’approccio troppo aggressivo, visto che quello che ha sempre contraddistinto la band era uno spiccato senso melodico che riusciva a stemperare la furia dei brani, rendendoli un tantino diversi dalla massa. Diciamo che la loro vena più spiccatamente speed metal è stata messa un po’ troppo da parte, forzando quella più thrash, forse nel timore di risultare troppo demodé nel 2012 (parliamoci chiaramente, chi è che suona ancora speed metal oggi giorno? Davvero in pochi…). Anche se come scelta è tutto sommato comprensibile, resta il fatto che questo mi ha lasciato leggermente l’amaro in bocca, ma ciò non toglie che “Fire & damnation” sia un buon disco, assolutamente al di sopra della media degli album pseudo thrash che ci propinano ogni giorno e di cui accennavamo prima… Per chiudere, due piccole segnalazioni di servizio… Nel disco sono presenti due brani ripescati dai primi due album, “Fallen saint” da “Possessed by fire”, e “I dare you” da “Rising from the sea”. Inoltre, nella limited edition, ci sono tre bonus track live, “Destructive solution”, “A mortal in black” e “Xiron darkstar”, tutte tratte dall’esordio.