"Shadowamaker" è un album che coglie appieno le mie aspettative.
Sia chiaro, da vecchio ed appassionato dai
Running Wild avrei voluto ritrovarmi per le mani un
nuovo "Pile of Skulls", ma avendo seguito l'intera carriera della formazione tedesca ed annotato i registri verso i quali si stava dirigendo Rock´n`Rolf Kasparek, leader incontrastato per quella che nel tempo è oramai diventata una
one man band, non mi attendevo altro che un lavoro dove i Running Wild sono sì riconoscibili - chiaramente nella voce e nel guitarwork di Rolf - ma anche fortemente orientati ad un sound più ammiccante e catchy. E nell'occasione decisamente in maniera più evidente rispetto ai due precedenti capitoli in casa Running Wild, "The Brotherhood" e "Rogues en Vogue", probabilmente anche influenzata dall'esperienza di Rolf con i Toxic Taste, e lo dimostrano brani come un'opener in odor di Billy Idol, o la zuccherosa ed adolescenziale "Me & the Boys" che di Hard & Heavy non ha nemmeno il guitar solo.
Le canzoni più Heavy non si allontanano invece dai più classici cliché del gruppo, come è evidente, ad esempio, su "Riding on the Tide", "Locomotive" o la stessa "Shadowmaker", ma anche in occasione di quella "Dracula" che si accoda (in tutti i sensi...) ai brani più epici ed articolati cui spetta l'onore di chiudere ogni loro album.
Diciamo che i problemi sono quindi i
soliti, peraltro qui ingigantiti, sia un sempre più evidente calo d'ispirazione e compositivo che vede Rock’n’Rolf cercare il compromesso con il classico Running Wild sound e le sue più recenti tentazioni Hard Rock, sia il voler fare tutto in autonomia, senza l'apporto di altri musicisti che avrebbero potuto portare "Shadowmaker" oltre la mera riproposizione del
già sentito. Lo stesso vale pure per le registrazioni, fatte in
casa e con lo stesso Rolf calatosi nel ruolo di produttore e sound engineer, e non aiutata nemmeno un artwork spartano e ben lontano dagli standard e soprattutto dallo stile dei Running Wild.
Questo
insperato comeback probabilmente avrebbe meritato di essere tributato da un album
fantasmagorico, tuttavia non riesco proprio ad accodarmi ai più accaniti detrattori di un lavoro dove il trademark dei Running Wild resta comunque evidente e che nel suo complesso si fa pure ascoltare con piacere.
Certo... rimanendo pur sempre sui gradini più bassi nella loro discografia.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...