Aaahh il Messico... paese di mari, foreste tropicali, antichi resti della civiltà maya. Terra di sabbia, sole, e caldo afoso comunemente associata ad un ciuchino portato alla ricerca di qualcosa di fresco da bere. Becere pubblicità a parte, "mira le corna Pedro", il Messico spesso è anche terra di heavy metal e i Ravager sono qui per ricordarcelo! Purtroppo se fossi un messicano mi vergognerei ad essere rappresentato da un gruppo di tale "levatura" e probabilmente mi metterei il giorno stesso a cercare di tirare su qualcosa di meglio... ma tant'è, oggi nel lettore gira "Naxzgul Rising" ed è di questo che dobbiamo parlare ora. Un album di death metal privo di alcuna ambizione, costantemente adagiato sulle orme di gruppetti come i Morbid Angel. Cosa ci sia di divertente e gratificante nel suonare qualcosa che altri hanno già fatto (meglio) proprio non lo capirò mai. E se il motivo fosse in un certo senso quello di tramandare uno stile musicale a cui si è affezionati, anche quest'obiettivo è stato completamente mancato: i dieci pezzi non possono neanche alla larga essere considerati interessanti, così pieni di riffetti e riffettini anonimi, perennemente impostati su tempi velocissimi dove sono i blast beat a farla da padrone. Anche il suono di batteria è identico a quello del maestro Sandoval, non c'è nulla da fare, e lancinanti assoli scagliati all'improvviso non possono che ricordarci quelli del maestro Trey Azaghtoth. Qualche rallentamento qua e là ci riporta verso territori quasi-doom, ma la sorpresa dura solo qualche istante prima di ripiombare in un vortice di violenza e aggressività fine a sè stesso. Il problema del roaster della Osmose è proprio questo, l'ignoranza che porta ad assimilare tutti i cliché che hanno fatto del metal estremo un fenomeno da baraccone. E la pessima copertina di Petagno non aiuta di certo a migliorare le cose.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?