E fu così che, a quasi trent’anni dalla nascita, è toccato anche ai
Mekong Delta pubblicare un best of commemorativo. Dalla band di Ralph Hubert, però, è lecito aspettarsi sempre un lavoro ben fatto, ed ecco quindi che invece della solita compilation la band ci regala dieci brani (estratti dal primo omonimo LP del 1987 fino a “Visions fugitives” del 1994), completamente riregistrati per l’occasione. Chi mi conosce sa che generalmente non amo particolarmente queste operazioni, preferisco ascoltare i brani nelle loro versioni originali, che hanno magari anche qualche pecca esecutiva oltre che un sound non sempre ottimale, ma che al tempo stesso risultano altrettanto tipici e specchio di un’epoca che purtroppo orami non esiste più. Mi è capitato già altre volte di recensire album di questo tipo, restando quasi sempre deluso dal risultato. Nel caso dei Mekong Delta, invece, il discorso cambia un po’. Sarà che il loro metal estremamente tecnico e tecnologico non sempre ha avuto giustizia nei primi anni della band, fatto sta che riascoltare vecchi classici con questa nuova veste non mi è affatto dispiaciuto. Certo resta sempre valido il discorso che possedere gli album originali ha tutto un altro fascino, però per i nuovi fans potrebbe essere un buon approccio alla musica del gruppo, visto che a livello di sound non ci discostiamo molto dall’ultimo “Wanderer on the edge of time”, decisamente al passo coi tempi. E anche la formazione che ha registrato questo “Intersections” è la stessa del disco precedente, il che per la band è quasi un miracolo, visti i continui e immancabili cambi di line up che da sempre la perseguitano. Se volete qualche segnalazione, posso dirvi che tra i dieci remake i più riusciti sono senz’altro “Heartbeat” e “Sphere eclipse”, tratti da “Kaleidoscope”, così come “Prophecy” (da “The music of Erich Zann”) e “The cure”, estratta dall’omonimo esordio. Detto ciò, penso che “Intersections” lasci un po’ il tempo che trova, e serva soltanto a tamponare l’attesa di un nuovo full length di inediti (da qui il SV). Se volete un consiglio, come già accennato prima, recuperate TUTTI i dischi originali del gruppo, per godere appieno dell’evoluzione stilistica di una delle più seminali, ma al tempo stesso sottovalutate, techno thrash metal band della storia… In fondo se lo meritano pienamente…
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