L'opener "One Way System" assomiglia ad una versione Punk Rock di "We're Not Gonna Take It" (sì, proprio l'hit dei Twisted Sister!), e sembra quasi di trovarsi di fronte ad una formazione di giovani proseliti piuttosto che a musicisti scafati, quali si sono poi svelati i The Terraces.
Infatti, al microfono di questa formazione per metà australiana e per l'altra metà inglese, troviamo Gary Buckley, che suono il basso nella prima incarnazione degli One Way System, Punk Rock band attiva sin dai primi anni '80.
Le cose vanno un po' meglio con le successiva "Care About Nothing" e sopratutto "25 Years", più vicine allo spirito dei The Clash (il loro richiamo è ancora più evidente su "Short Back And Sides"), Sham 69 e The Damned, mentre con "The Hustler" o "Lets Go" i The Terraces vanno a esplorare sentieri già battuti a suo tempo dai Ramones, e con "Dundas Street" sembrano quasi voler provare ad imbastardire un immaginario brano di Bruce Springsteen passandolo nel frullatore dei Sex Pistols.
Ma quello che non fa fare il salto di qualità all'album, non è tanto il rifarsi a sonorità già sentite - saranno mica i primi, no? - ma essere lì a farlo senza il giusto nerbo e la necessaria energia.
Così le canzoni scorrono via e l'album termina... senza fare danno e senza invogliarti ad un nuovo ascolto.

Innocuo.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...