We are brothers in arms .. We fight for the cause
Altra recensione recuperata dagli archivi di
Metal.it 1.0, e stavolta tocca al disco con cui i
Saxon avevano inagurato il nuovo millennio.
[.... Non che fosse necessario il grande logo che campeggia sulla copertina per riconoscere nei
Saxon gli autori di "
Killing Ground". Ci troviamo infatti, di fronte ad un classico album del gruppo inglese (ho perso ormai il conto di quanti ne hanno fatti!) anche se pervaso da un marcato feeling retrò. "
Killing Ground" mette in chiaro che quella sbandata presa dai
Saxon a metà degli anni '80, nel tentativo di essere più appetibili al mercato statunitense, è oramai pienamente superata, così come le vicissitudini nate con le polemiche sull'uso del monicker
Saxon con i "vecchi" Oliver and Dawson. Si parte in maniera decisa con la furiosa e battagliera "
Killing Ground", dove l'inconfondibile voce di
Biff mi riporta indietro di due decenni. Azz... quanto tempo è passato! Ad ogni modo anche i
Saxon ogni tanto devono pensare al passato, perché non solo hanno incluso alla prima tiratura di "Killing Ground" un bonus CD dove hanno riregistrato i brani più classici del loro passato repertorio (ecco quindi "
Strong Arm Of The Law", "
Power And The Glory" o "
Dallas 1 P.M."...), ma si propongono anche nella cover di un classico tra i classici: "
Court Of The Crimson King" dei King Crimson. La resa di questo pezzo è straordinaria, un pathos incredibile, reinterpetato con personalità ed efficacia (ma non poteva essere diversamente) dai
Saxon, ed oltre alla spettacolare prova di
Biff, un elogio spetta sicuramente alla coppia di chitarristi. Momento più ordinario, anzi direi scontato, con l'Hard Rock di "
Coming Home", ma ancor meno riuscita è "
Till Hell Freezes Over" dove assieme ad un riff che richiama spudoratamente quello di "Hells Bells" (ovviamente degli AC/DC) si affianca un debole refrain dai toni quasi A.O.R. Fortunatamente ecco che "
Dragon's Lair", mette nuovamente in mostra i denti: affronta le nuove leve metal sul loro terreno e ne esce a testa alta. Al groove di "
You Don't Know What You've Got" succedono nell'ordine: la stupenda "
Deeds of Glory" che sembra uscita direttamente da "Power And The Glory", "
Running For The Border" e "
Shadow On The Wall", irritante nel suo cercare di essere "moderna", soprattutto quando mi tocca sorbire la voce filtrata di
Biff. In chiusura ecco "
Rock Is Our Life", riuscitissimo brano anthemico di quelli che non se ne sentono più molti. In sintesi, l'altanelarsi di (tanti) episodi più e (pochi) meno riusciti penalizza quello che sarebbe stato un MUST per ogni metalhead, e "
Killing Ground" si ritrova ad essere "solo" un buon album.
Certo c'è di peggio in giro e di meglio non si trova poi molto, quindi...
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