Quello della terza prova è, storicamente, un passaggio importante per una band: si può confermare quanto di buono fatto in passato ed assurgere a protagonisti di una determinata scena, oppure si può sprofondare nell'oblio.
"Second Word" è una conferma.
La conferma di trovarci di fronte ad una grandissima band che si fa portavoce di una musica tanto affascinante quanto disperata.
Doom Metal fuso in maniera elegante con il
Gothic in un vortice di emozioni che ti attanaglia la gola e ti sbatte in faccia tutta la tristezza e l'ineluttabilità della fine di un mondo destinato a scomparire e non essere più quello che abbiamo conosciuto finora.
I
The Foreshadowing hanno composto un album dal taglio fiero, epico che non rinuncia, orgogliosamente, ad essere un lavoro metal, un lavoro duro, ma di una durezza in qualche modo stemperata all'interno della ricerca melodica davvero asse portante della proposta dei nostri.
Potrei citarvi il nome di gente come
My Dying Bride,
Novembre,
Katatonia,
Paradise Lost, e certamente non sbaglierei, ma il gruppo romano sa interpretare le sue influenze in maniera intelligente canalizzandole verso una proposta capace di stupire per la sua bellezza.
Una bellezza oscura, una bellezza alle spalle della quale incombono nubi minacciose che però sono squarciate da aperture melodiche semplicemente perfette che si contrappongono alla durezza di alcune partiture e che sono sublimate dalla voce di
Marco Benevento la cui intepretazione, che mi ha potato alla mente più di una volta
Dave Gahan, è in grado di marcare a fuoco ogni brano.
E i brani da ricordare in questo disco sono davvero molti: il riff della title track vale da solo l'acquisto del disco, i chiaroscuri di
"The Forsaken Son" non possono non emozionare così come le melodie arpeggiate, quasi
neofolk, della strepitosa
"Colonies" non possono non stamparsi in mente per non uscirne più.
"Second World" è bellissimo. Senza giri di parole.
Bellissimo, dolce, epico, triste, quasi monastico in alcuni suoi cori.
Non ignoratelo.
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