Uno spettro si aggira per l’Europa, e non è lo spettro del comunismo agitato dal
Karl Marx nel “Manifesto del partito comunista”. In lontananza si ode l’eco della terra che trema e rimbomba sotto il pesante tacco di neri stivali che marciano inquadrati, la loro avanzata è inarrestabile ed è pronta a riportare l’Europa indietro di mezzo secolo e oltre. Al tempo dei totalitarismi, delle idee perverse e perniciose che hanno flagellato il vecchio continente accecando la ragione e annientando le coscienze.
Un movimento trasversale che, dai fiordi nordici alle isole degli arcipelaghi ellenici, dalla Galizia alle foreste transilvane, ribolle di idee ormai credute dimenticate e superate, ma che convergono verso il cuore pulsante dell’Europa, quella Germania nella quale concetti come “
Volk” e “
Geist” sono nati e si sono sviluppati, cavalcando onde neoromantiche e neoclassiche, per sfociare in concetti quali nazionalismo, tradizionalismo e spiritualismo, prodromici alla devianza razzista, guerrafondaia e distruttiva del nazismo e del fascismo.
Legionarii incarna perfettamente questo spirito, e lo fa nel modo più inquietante, occulto e terribile. A partire dalla copertina, nella quale è immortalata la statua di
Cesare Augusto detta “loricata”, cioè con la lorica, ovvero la corazza che si indossava in battaglia, e la posa del più grande dei Cesari, con la mano alzata, è quella con cui si richiedeva il silenzio prima dell’adlocutio (l’incitamento all’esercito prima della battaglia).
Un miscuglio di martial industrial ed ambient esoterica che, per convinzione e aura malevola, fa impallidire gente come
Triarii, a ragion veduta il suo più diretto punto di riferimento.
Prima di arrivare al dunque occorre, però, fare una premessa. Se per un verso una recensione musicale non è il luogo più adatto per entrare nel merito delle idee e dell’ideologia del musicista (per questo ci sono le interviste), per altro verso è pur vero che qui la musica è conseguenza, a volte corollario, delle idee di
Legionarii. Questa è musica dichiaratamente schierata a destra, di stampo totalitario, abbracciante tutte le concezioni proprie di quella ideologia.
Legionarii fa paura, fa paura perché rappresenta la punta di un iceberg che inizia ad emergere. L’Unione Europea, la globalizzazione, il multiculturalismo sono i nemici giurati di un manipolo sempre più numeroso di intellettuali e musicisti europei, i quali attendono la fine del
Kali Yuga per un verso arroccandosi nella torre di avorio di evoliana memoria, per altro verso combattendo con la propria musica e le proprie opere la (supposta) barbarie modernista, nemica della Tradizione e del vero spirito europeo.
In quest’ottica “
Europa Rex” è un pamphlet che suona come una chiamata alle armi in difesa dell’Europa Nazione. Le odierne vicende economiche/politiche, la crisi imperante, rappresentano sicuramente il terreno fertile per rigurgiti che mai vorremmo rivivere.
L’opener “
The New Era” è fin troppo esplicativa, oscuramente nichilista, trasuda solennità, interrotta solamente dal più classico dei sample riproducente un discorso di massa in tedesco, probabilmente tratto dai mega raduni di Norimberga (i cc.dd.
Reichsparteitag), laddove ogni anno
Hitler era solito radunare le sue SS per la festa del partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (
NSDAP), in un tripudio di svastiche che garrivano nel vento.
Inaugurata la nuova era si prosegue con “
Power In Our Hands”, altro pezzo esplicativo, nel quale sembrano echeggiare migliaia di stivali che marciano inesorabilmente verso il nemico. L’atmosfera è pesante ed opprimente per via del tappeto ambient oscuro e malato che, citando
Nordvargr, fa da sfondo al solito proclama in tedesco e a echi di marce militari che, come maligne frequenze, si inseriscono nel tessuto della canzone.
La title-track è terrore puro, è angoscia, è inquietudine, sospesa tra proclami di massa e ritmi marziali, i quali creano un’atmosfera opprimente, incubica.
A proposito di marce, il vero picco di terrore si raggiunge con “
Stahlpakt/Black Sun March”, canzone evidentemente dedicata alle SS naziste. Qui il rumore del tacco degli stivali è reale, e la musica è ancora più inquietante e malevola, rimandando direttamente a
Lustmord e
Sephiroth. Per chi non lo sapesse il Black Sun del titolo è riferito al cd.
Schwarze Sonne, il sole nero raffigurato sul pavimento della sala principale del castello di Wewelsburg, quartier generale delle SS di
Himmler, avente un profondo significato esoterico; l’altro riferimento, lo Stahlpakt, è il patto d’acciaio che strinsero
Hitler e
Mussolini nel 1939, e in effetti è possibile udire un sample in italiano probabilmente riconducibile al duce. La canzone ha un crescendo difficilmente sostenibile.
“
Iron Will” rappresenta l’acclamazione della folla, iniettata di nazionalismo e patriottismo, convinta che la sua volontà scriverà la storia. Alcuni riferimenti lasciano pensare a
Corneliu Codreanu, nazionalista rumeno che creò il
Movimento Legionario, poi
Guardia di Ferro, di stampo dichiaratamente fascista, antibolscevico e antiebraico.
“
Total Propaganda” tiene fede al suo nome e si apre al grido di “
Camerati! Salute al Duce!”, con percussioni lente e pesanti, che via via si infittiscono, aumentano di ritmo, in un crescendo lento ma inesorabile. Vengono in mente progetti come
Arditi e
Toroidh.
La conclusiva “
Blood Dawn” chiude simbolicamente un cerchio. L’alba di sangue è l’alba che si dischiude su
Legionarii e, ipoteticamente, sulle legioni che, da ogni angolo della vecchia Europa, sono pronte a sollevarsi per vivificare lo Spirito europeo. E il sangue è una componente essenziale di questo spirito. Come se il sostrato ideologico/filosofico/culturale fosse ormai pronto a far germinare i suoi oscuri e maligni semi. Non è un caso che la canzone contenga il sample della dichiarazione di guerra da parte di
Mussolini, dal balcone di
Palazzo Venezia, alla Francia e alla Gran Bretagna, il 10 Giugno del 1940. La guerra è iniziata, è inevitabile, ognuno è chiamato a parteciparvi, volente o nolente.
È interessante mettersi alla prova e provare a rintracciare tutti i riferimenti culturali e ideologici nelle canzoni di
Legionarii, vieppiù che ci si trova di fronte ad un certo ermetismo di fondo a tratti impenetrabile, stante anche la scarsità di notizie reperibili in rete . Vi sorprenderà sapere che
Legionarii non è tedesco, bensì di origine slava (ometto la nazionalità per motivi che leggerete nell’intervista).
Cosa manca a questo disco? Forse un’attitudine maggiormente sinfonica e neoclassica, alla
Triarii per intenderci, la quale, tuttavia, è presente in molti dei pezzi presenti sulla pagina youtube e misteriosamente assenti su disco. Ad ogni modo “
Europa Rex” è un monolite nero, un monolite che fa paura. Fa paura perché lascia trasparire, adombra, un movimento in crescita, un sentimento che pervade l’Europa e che è pronto a travolgerla. Cominciate a scavare la vostra trincea, perché presto, forse molto presto, ne avrete bisogno.
Dedicato a tutti coloro i quali, compreso il sottoscritto, subiscono la fascinazione del male e flirtano col proprio lato oscuro. Lasciatevi sommergere da questa oscura e totalitaria marea.