Grey Rigorism, il precedente album della band targato 2009, aveva segnato un momento importante nell’evoluzione musicale dei parigini
Merrimack, portandoli dai rozzi lidi iniziali verso un black metal più moderno fortemente debitore nei confronti dei nuovi Satyricon. Il qui presente follow up doveva dire se quanto intravisto tre anni orsono era di buon auspicio o meno…Beh alla fine di questi otto pezzi più intro, il giudizio rimane in sospeso, o meglio è molto chiaro, ma purtroppo non ha i risvolti sperati… The Acausal Mass infatti è un album sicuramente più maturo dell’acerbo predecessore ma in sostanza non aggiunge molto di nuovo a quanto detto precedentemente, più che altro lo dice meglio, a tal proposito è sufficiente ascoltare il primo singolo Arousing Wombs In Nine Angels Pleroma, per capire le peculiarità positive e non del sound della band. I Merrimack infatti amano alternare sfuriate black a rallentamenti più sinistri e su questi elementi costruiscono in pratica il nocciolo del loro sound. Personalmente avrei scelto un altro pezzo come singolo, forse Abortion Light, con quell’alone di Emperor che aleggia nelle parti più aggressive e che avrebbe contribuito a farli distinguere un po’ di più dalla massa… Alcune delle ingenuità che affioravano in Grey Rigorism sono gestite con più sicurezza e quando le idee latitano, come in Beati Estis Cum Maledixirinti, i Merrimack riescono comunque ad uscirne in maniera sufficiente. Nei suoi momenti migliori, come in Hypophanie, la band riesce a regalarci un sound angoscioso e malato con un’atmosfera evil veramente penetrante che rimanda direttamente ad un funeral black ispirato e convincente. Un discorso analogo può farsi per i pezzi più propriamente black come Worms In The Divine Intestine, Obstetrics Of Devourment e la splendida e conclusiva Luminal Matter Corruption, dove pur con l’ingombrante ombra dei Watain, la band risulta essere comunque molto credibile nella sua furia controllata. In definitiva è un album che non presenta grosse pecche, anzi mediamente si assesta su un livello qualitativo discreto, ma per essere l’album della consacrazione, a diciott’anni dalla nascita del gruppo, è un po’ poco…Non è quello che ci si poteva aspettare…ma basta sapersi accontentare…
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