Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2007
Durata:71 min.
Etichetta:Code666 Records

Tracklist

  1. ECLIPSE
  2. PROTOCOL OF SYSTEMATIC BELIEF
  3. THE CREATION EQUIVALENCE PRINCIPLE
  4. SPECTRUM OF DIVINE NATURE
  5. TRANSPHERIUM
  6. OPERATION: GENESIS REPRISE
  7. TIDE MANUFACTURING
  8. GLOBAL STORM ELEMENT
  9. ABSOLUTION

Line up

  • Rien Oortgiesen: vocals
  • Christiaan Hofs: guitars
  • Daniel Bakker: bass & synths
  • Ton Oortgiesen: synths and programming

Voto medio utenti

Disco di debutto per gli olandesi Control Human Delete, nuova scoperta della Code 666 Records.
Il post black metal della band si compone, in parti pressoché uguali, di ferale black metal e di sonorità industrial o dark ambient, il tutto espresso sulla considerevole distanza di quasi 72 minuti.
I nove pezzi di questo “Terminal World Perspective”, se si eccettua l’intro “Eclipse”, sono tutti molto lunghi, almeno 6/7 minuti per pezzo e ben tre canzoni si allungano a circa 11 minuti. C’è da dire che però i pezzi più lunghi, quali “Transpherium”, “Sin Tide Manufacturing” e “Absolution”, sono digressioni industrial/ambient, e per trovare la ferocia black bisogna rivolgersi a pezzi come “The Creation Of Equivalence Principle” o “Spectrum Of Divine Nature”, i quali pur avendo anch’essi landscapes elettronici e una drum machine programmatica e abbastanza statica, mantengono inalterati i geni maligni del black più cattivo.
Non è la prima volta che si cerca una fusione tra black e industrial, e a dirla tutta i Control Human Delete non sono nemmeno tra i più bravi nel farlo, non hanno di certo la classe degli Aborym di “With No Human Intervention” o lucide e fredda crudeltà degli ultimi Axis Of Perdition. Ciò che manca a questo disco è un maggior impatto, unito ad una maggiore follia compositiva. Raramente ascoltando i 72 minuti di questo disco il sangue si raggela nelle vene, raramente si rimane disturbati o impressionati dalla cattiveria delle note, se si eccettuano le accelerazioni di drum machine già citate. D’altro canto bisogna ammettere che tuttavia questo è un disco discreto, dove l’idea di fondo è comunque valida.
Consigliamo ai CHD di sviluppare meglio le proprie idee, di trovare una via più personale alla commistione tra black e industrial e soprattutto di riuscire a trovare dentro sé stessi la cattiveria necessaria per sfornare un disco che ci metta paura, che si disturbi e ci faccia venire la paranoia.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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