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Betrayers sono di Genova e si autoproducono il primo full-length, dopo aver esordito tempo fa con un Ep omonimo. Classico hard rock di stampo americano con tracce di southern e metal, uno spettro di influenze che vanno dagli “antichi” Doc Holliday ai contemporanei Black Label Society.
Gli elementi ci sono tutti: i riff bluesy e le cavalcate maideniane, buoni assoli, ritmi energetici, pennellate melodiche ed un cantante con le giuste vibrazioni, anche se non particolarmente “selvaggio”. Il livello dei brani è discreto, con l’accettabile mancanza di un po’ di mestiere e cattiveria, dato che il gruppo si è attestato in tempi relativamente recenti. Troviamo pezzi più diretti e lineari come “Wrangler rockstar”, “Black label”, che ovviamente evoca l’irsuto Zakk Wylde, ed ancora “Blue eyes”, ma i liguri non sfigurano neppure nei temi articolati, vedi la title-track o “Creature of the night”, basate su un chitarrismo intenso di gusto molto sudista.
Qualche dubbio sul tentativo di rock ballad “Freedom” e sulla conclusiva “Bad again”, accompagnata da gemiti orgasmici femminili che temo ricordino troppo un certo “machismo” alla Manowar.
Naturalmente si tratta di peccati veniali, piccole ingenuità, ai quali si aggiunge una produzione che poteva essere più “ruvida”, accorgimento che con questo tipo di lavori paga sempre. A parte ciò, un disco piacevole e ben suonato, quindi positivo.
Purtroppo è un periodo duro per tutti i settori, comunque auguro ai Betrayers di incontrare qualcuno che dia loro fiducia. Lo meritano.
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