Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:63 min.
Etichetta:Frontiers Records
Distribuzione:Frontiers Records

Tracklist

  1. (I'VE GOT) SOMETHING FOR YOU
  2. FEELIN' SO MUCH BETTER
  3. LOVE TRAIN
  4. HEART OF A MAN
  5. HARD TO SAY GOODBYE
  6. RESOLUTION
  7. SHOTGUN WILLIE'S
  8. PROMISE LAND
  9. LOWDOWN (BONUS TRACK)
  10. JUST FOR TONIGHT
  11. LOVE IS ENOUGH
  12. COMPLICATED

Line up

  • Terry Ilous: vocals
  • Mark Kendall: guitars
  • Audie Desbrow: drums
  • Sean McNabb: bass
  • Michael Lardie: guitars, keyboards, percussion

Voto medio utenti

Prima le difficoltà ad emergere in una Los Angeles che sembrava più attenta agli shokkers che non ai veri rockers, poi, dopo i successi e gli eccessi degli eighties, le inevitabili incomprensioni e le controversie, fino alle complicazioni derivate dall’incendio durante l’esibizione al The Station (nel 2003, che costò la vita al chitarrista Ty Longley e a un centinaio di spettatori), alla consueta reunion ufficiale, e infine, all’ennesima polemica e alle beghe legali con Jack Russell, che lasciano la band priva di un nodale trademark fonatorio.
La storia dei Great White è costellata di situazioni problematiche, forse anche in misura maggiore della media dei gruppi che possono vantare un percorso artistico analogo, ma i californiani sono sempre riusciti a reagire alle difficoltà con forza e intraprendenza, le stesse, probabilmente, che hanno contribuito a farli diventare un monumento dell’hard-rock blues, impeccabile nella sua riscoperta della “tradizione” e tuttavia in grado di fornire carisma e verve proprie alla “causa”, senza corromperne in alcun modo le nobili matrici.
Certo, la “botta” dell’avvicendamento dietro al microfono, in un ruolo così fondamentale e caratterizzante, non è una faccenda da poter assorbire in maniera indolore, neanche se il sostituto si chiama Terry Ilous, il suo palmares parla di XYZ (e di altre molteplici formazioni, tra cui La Famiglia Superstar del “nostro” Steve Saluto) e la sua voce è una garanzia di sensibilità e competenza.
Ecco perché sono in molti, sottoscritto compreso, ad aspettare al varco questo “Elation”, animati dal solito cocktail di ansia e bramosia.
Togliamoci subito, dunque, il “dente” … impossibile non sentire la mancanza della laringe di Russell, delle sue interpretazioni pastose e vagabonde, intrise di soul e di passionalità, così come - e questo è, in effetti, il cruccio principale – è altrettanto improbabile che chi ama questa band non individui nelle nuove composizioni una minima carenza d’ispirazione e vitalità, con la conferma della componente raffinata, sorniona e rilassata di un Grande Squalo Bianco ormai maturo e saggio, impegnato in un itinerario che appare sempre meno interessato all’impatto puro e punta dritto all’insinuazione sensoriale di note prevalentemente concilianti e vellutate.
Questo non significa che il disco sia fallimentare … anzi, il prodotto è apprezzabile perché Ilous, come prevedibile, ostenta doti tecnico-vocazionali di prim’ordine e perché il programma riesce a compiacere abbastanza efficacemente gli estimatori di Led Zeppelin, Humble Pie, Bad Company, Mott The Hoople, Faces, Rolling Stones, Whitesnake e … Great White, ricordando che, in fondo, l’emozione del rhythm ‘n’ blues fuso con l’hard rock può manifestarsi con cospicua intensità pur rilevando scampoli di apatia e senza ricorrere ad una forma di sgargiante machismo (del quale, tra l’altro, i nostri non hanno mai abusato …).
Impossibile, infatti, non vibrare per il feeling palpabile che intride mid-tempos accattivanti come “Feelin' so much better “ e “Heart of a man”, che alimenta una strisciante “Love train” e la suggestiva “Promise land”, (deliziose nella loro essenza all’insegna del Led Zep meets Bad Co.) o ancora che sostenta una ballata viscerale del calibro di “Hard to say goodbye”, dove Terry si propone come una credibile interpolazione Stewart / Marriott / Jagger, che parimenti piacerà ai fans di Spike ed Eric Martin.
Buone notizie arrivano anche dal blues elettrico “Resolution” (da far ascoltare a chi pensa che i The Black Crowes siano il massimo del “classico”), dalla disinvolta “Shotgun Willie's” (con un gusto vagamente alla Brian Adams), dall’arioso r’ n’r’ “(I've got) Something for you” e dalla ‘Snake oriented “Just for tonight”, mentre la scura “Lowdown” e la romantica “Love is enough” (con i Mr. Big davvero dietro l’angolo), e pure la rollistica "Complicated” integrano con fondatezza e dignità espressive un’opera nel complesso soddisfacente, a cui, ciononostante, probabilmente, avrebbe giovato altresì un pizzico di superiore concisione.
Un nuovo inizio per i Great White, come dichiarato da Audie Desbrow (tanto che il drummer avrebbe voluto emblematicamente intitolare l’albo “Tabula rasa” …)? La speranza per il futuro rimane, e tuttavia, nonostante l’affetto e l’ammirazione che nutro per questi ragazzi e i risultati attuali certamente di buon valore, per sobillare risolutamente quell’esaltazione evocata dalla testata del disco manca ancora qualcosa … un misto di persone e cose, verosimilmente, che mi auguro si possa recuperare (benché, al momento almeno, appaia fattibile solo il secondo dei due aspetti …) al più presto possibile, onorando come merita la storia di un gruppo che non può accontentarsi dell’aurea mediocrità.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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