Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:34 min.
Etichetta:Southern Brigade

Tracklist

  1. MORGUE FEAST
  2. LEECHLORD
  3. QUARANTINE OF LEPROSY
  4. FLESH OF A SICK VIRGIN
  5. THE STAKE CRAWLERS
  6. UNDEAD AWAKE
  7. ELMER THE EXHUMER
  8. DEAD SHALL RISE (TERRORIZER COVER)

Line up

  • Nicola Bavaro: vocals
  • Domenico Mele: guitars
  • Stefano Pomponio: bass
  • Max Marzocca: drums

Voto medio utenti

Certe volte i casi della vita sono strani… più una cosa ti garba poco, più te la ritrovi costantemente tra i piedi. È risaputo il mio poco amore verso operazioni atte a ripescare e ri-registrare grandi classici del passato per attualizzarli a livello di sound. Ebbene, in quest’ultimo periodo non sto facendo altro che avere tra le mani prodotti del genere. Dopo aver infatti recensito i best of di Mekong Delta e Holy Moses, eccomi alle prese con “Grindermeister”, ‘nuovo’ album dei Natron. Ebbene sì… giunti anche loro al ventennale della carriera (ottimo risultato per una band italiana, considerando soprattutto il fatto che se li sono goduti tutti di fila, senza split o interruzioni), i baresi decidono di autocelebrarsi, prendendo una manciata di brani, sette per l’esattezza, dall’EP “Unpure” e dall’album “Hung drawn and quartered”, e donandogli nuove vesti, per il loro sesto album in studio. C’è da dire che per quanto le vecchie registrazioni e i vecchi arrangiamenti fossero già di un ottimo livello, queste nuove versioni convincono eccome. I brani suonano più potenti e più freschi, e qualche abbellimento compositivo apportato qua e là rende il tutto ancora più appetibile, mettendo in evidenza l’incredibile perizia tecnica dei nostri, nonché il gap di esperienza che c’è tra i primi lavori e quest’ultimo, esperienza accumulata neanche tanto in studio, quanto piuttosto nelle centinaia di live che i Natron hanno suonato in giro per tutta l’Europa in questi anni, e che poi sono da sempre il loro punto di forza. Inutile stare qui a parlare dell’incredibile performance dei due padri padroni della band, Max Marzocca e Domenico Mele, si sa che si tratta di due musicisti incredibili che riescono a far sembrare semplici anche i passaggi più complessi. Piuttosto vorrei spendere due parole su Nicola Bavaro, autore di una prova veramente ottima, grazie al suo growl cupo ma definito, e soprattutto su Stefano Pomponio, nuovo bassista della band, ruolo che da sempre è il tallone d’Achille dei baresi, che sembrano proprio non riuscire a trovare pace in questo senso. Ebbene, il nuovo arrivato (anche se in sede live già suona col gruppo da un po’) svolge molto bene il suo lavoro, andando a doppiare, dove serve, il lavoro di Domenico, senza però privarsi degli abbellimenti tipici del genere, con svisate di gusto piazzate qua e là nei brani. Brani che di loro rappresentano il meglio della prima parte di carriera dei Natron, in particolare la ormai classica “Elmer the exhumer”, “Morgue feast” e “Flesh of a sick virgin”. Ad arricchire il tutto, in chiusura, una cover di “Dead shall rise” dei Terrorizer, che la band esegue dal vivo già da qualche tempo, riproposta in maniera fedele all’originale per quanto riguarda approccio e brutalità, ma personalizzata quel tanto che basta per far sì che non si tratti di una sterile fotocopia. A questo punto, calcolando che il precedente “Rot among us” è uscito già tre anni fa, non resta altro che sperare che la band torni subito in studio per dare un seguito a quel disco, visto che gli anni passano ma la sete di sano brutal death metal è sempre viva. E chi meglio degli Italian Grandfather of Death Metal può soddisfarla?
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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