Copertina 10

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:72 min.
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. TAPESTRY OF THE STARLESS ABSTRACT
  2. XENOFLUX
  3. OF THE LEPER BUTTERFLIES
  4. FORGET NOT
  5. AND PLAGUE FLOWERS THE KALEIDOSCOPE
  6. AS ICICLES FALL
  7. OF PETRICHOR WEAVES BLACK NOISE

Line up

  • Xenoyr - Lead Vocals & Lyrics
  • Tim Charles - Violin & Clean Vocals
  • Matt Klavins - Guitar
  • Brendan 'Cygnus' Brown - Bass
  • Benjamin Baret- Lead guitar
  • Nelson Barnes – Drums

Voto medio utenti

Ci sono demo che, per motivi spesso più legati a connotati culturali che musicali, contribuiscono a creare una solida fama alle bands che li registrano ma "The Aurora Veil", uscito nel 2007 a Melbourne, mostra già i Ne Obliviscaris in tutta la loro magnificenza ed a ragione li ha fatti diventare oggetto di culto prima ancora di arrivare all'album di debutto.
L'album in questione è riuscito ad uscire cinque anni dopo aver risolto una serie di problemi (non ultimo con l'ufficio per l'immigrazione, che si rifiutava di fornire il visto per la permanenza al nuovo chitarrista francese) ed è un capolavoro, senza se e senza ma.
Un po' come successe per gli Arcturus, si potrebbe dire che i Ne Obliviscaris abbiano coniato un genere tutto loro, che molto difficilmente riuscirà ad essere emulato. Adesso, giustamente, vorrete avere almeno un'idea di cosa suonino. Progressive anni '70, progressive metal, jazz, black metal, death scandinavo e, non ultimo, flamenco.
Vi riesce difficile immaginare un mix simile? Proverò a descrivervi i brani. "Xenoflux" ha un inizio che ricorda gli Iron Maiden con un cantato black, poi sfiora i Dark Tranquillity, sfocia nel progressive (è un moog quello che sento?), devia nei tecnicismi del prog metal... e siamo solo ai primi tre minuti. Al sesto c'è un intermezzo strumentale in cui la chitarra duetta con il violino, richiamando i primi Anathema; il finale ritorna dalle parti del black melodico. Il violino, appunto, è uno degli elementi di spicco della band, non limitandosi a fare da accompagnamento ma giocando un ruolo di primo piano, spesso da solista. "And Plague Flowers The Kaleidoscope", grazie al violino e alla chitarra classica, vi regala il primo ascolto di musica gitana unita al black, poi alla batteria dei Metallica di "One" e, di nuovo al prog metal.
Ovvio che, per tenere in piedi una costruzione del genere, bisogna avere capacità tecniche sopra la media ed una produzione più che perfetta. I nostri hanno entrambe. Il batterista Nelson Barnes ed il bassista Brendan Brown sono tecnicamente devastanti, così come l'ipertecnica chitarra solista di Benjamin Baret ed il violino di Tim Charles, che si è anche occupato della produzione e dei clean vocals, che duettano con lo scream di Xenoyr. Come accennato, le parti più metal sono influenzate dallo stile scandinavo, quindi è stato azzeccatissimo lo scegliere per mixaggio e masterizzazione gli svedesi Fascination Street Studios e Jens Bogren (Opeth, Ihsahn, Katatonia, Devin Townsend).
Ho citato Ihsahn, il cui nuovo album solista esce in concomitanza con "The Portal of I"; se paragonati, il primo esce ridimensionato dal secondo.
Ogni brano ha una media durata di dieci minuti, tanto che lo si può definire piuttosto una concept track. L'impressione che restituisce il continuo cambio di stile è di una musica schizofrenica, che miracolosamente, grazie alle doti dei musicisti, evita la deriva nel caos indistinto di rumori o nel virtuosismo autoreferenziale e riesce a mantenere una totale e armoniosa
coesione delle parti. Non un insieme di tasselli slegati ma una struttura melodica ben definita, che in un solo brano vi farà fare un viaggio nell'intero mondo musicale.
"The Portal of I" contiene anche i brani di "The Aurora Veil" rimasterizzati: "Tapestry of the Starless Abstract", "Forget Not", "As Icicles Fall".
Di uscite importanti come questa non ne capitano spesso. Auguriamogli di sfondare come meritano.
Recensione a cura di Laura Archini

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Inserito il 11 giu 2012 alle 22:48

Disco strepitoso!

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