Copertina 6

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2012
Durata:20 min.
Etichetta:Agonia Records

Tracklist

  1. BLACK PRISM
  2. RAQIA
  3. STARDUST RAIN

Line up

  • Karyn Crisis: vocals
  • Davide Tiso: guitars
  • Steve Di Giorgio: bass
  • Marco Minemann: drums

Voto medio utenti

Il ritorno degli Ephel Duath è una buona notizia, anzi direi ottima, stante la pregressa discografia della band, costantemente in evoluzione, in una progressione che li ha portati dal black metal degli esordi al postcore odierno senza colpo ferire. L’unica costante è sempre stata una certa voglia di sperimentare e contaminare.
Il presente Ep “On Death And Cosmos” segna una svolta nella carriera della band, band che oggi può annoverare tra le sue fila, udite udite, niente poco di meno che Karyn Crisis alla vice e Steve Di Giorgio al basso. Ovviamente l’anima della band è ancora Davide Tiso.
Il disco è stato. inoltre, mixato da Erik Rutan nei suoi Mana studios in Florida.
Le premesse come vedete sono eccellenti, epperò l’ascolto delle tre tracce desta qualche perplessità, nonostante 20 minuti siano pochi per poter giudicare.
Le perplessità nascono dal fatto che il postcore di pezzi come “Raqia” o “Black Prism” è fortemente debitore di quanto fatto dai seminali Crisis già nel 1997 con il capolavoro “The Hollowing”, e non v’è dubbio che in ciò Karyn abbia avuto un’influenza determinante. Inoltre i tre pezzi si somigliano molto nella struttura, risultando al tempo stesso omogenei e un po’ piatti. Un sussulto lo si può ascoltare solo nella conclusiva “Stardust Rain” dove, vuoi anche grazie al tremendo growl di Karyn, la musica raggiunge picchi di intensità degni di tal nome.
Per il resto è avvertibile una mancanza di pathos, di tensione. L’attacco iniziale di “Black Prism” suona banale, laddove uno si aspetterebbe subito marciume sonoro, oscurità, inquietudine, sofferenza, come sarebbe stato lecito aspettarsi da un disco che vorrebbe trasmettere, infosheet alla mano, “spirito di attaccamento, abbandono e autotrasformazione”.
Insomma, morale della favola, a differenza del passato stavolta gli Ephel Duath non impressionano.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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