La storia dei
Sintonia Distorta, in “giro” dal 1995 con una discreta esperienza “da palco” e alcune prove “dimostrative” all’attivo, sembra analoga a quella di moltissime altre band che cercano di emergere, in un panorama musicale davvero “caotico”, spinte più dalla vera
passione che da veementi bramosie di affermazione.
L’umiltà e la “misura” riscontrabili dal materiale informativo allegato a questo “Anthemyiees” non fanno che confermare tale impressione, da non confondere con una scarsa fiducia nel proprio progetto artistico a cui, in realtà, è affidata tutta la vistosa urgenza comunicativa che si possiede, da identificare come la primaria motivazione di tale forma di esibizione.
Diciamo subito che, nonostante i
nobili intenti, i difetti dal disco sono molti: la registrazione e gli arrangiamenti sono deficitari (ammetto, nondimeno, di aver in qualche modo “apprezzato” le caratteristiche di un
demo che suona esattamente come … un
demo, ricordandomi un po’ i miei esordi come “indagatore dell’underground” … scusate la parentesi nostalgica), la voce (i controcanti, soprattutto, spesso veramente disarmonici) e la coordinazione degli strumenti appaiono talvolta squilibrate, i testi ricorrono a qualche
cliché di troppo e pure la miscela di solenne
heavy metal e rarefatto
prog inscenata dai nostri non è formalmente il massimo dell’originalità.
Andando a scavare a “fondo”, superando le palesi lacune “esteriori”, si arriva, però, a scoprire nei quaranta minuti di musica a disposizione, un’interessante vena compositiva, che si esprime attraverso stesure poco imprevedibili eppure intriganti, ammantate da un fascinoso tono
epico - crepuscolare in cui l’uso della madrelingua s’incastona con dovizia di metrica e di contenuti, finendo per stuzzicare i sensi del
musicofilo meno superficiale.
Alla luce dei fatti così esposti, segnalazione prioritaria per la
title-track, per la bella “Il vento dei pensieri”, con un vago tocco vocale di stampo
Ruggeriano e ancora per l’evocativa “Il canto della fenice”, ma anche “Miraggi d'amore” dimostra di avere delle qualità nell’ottica di una superiore facilità di fruizione, mentre sia “No need a show” e sia “Pioggia di vetro” risultano francamente troppo banali e imprecise per meritare indulgenti circostanze attenuanti.
Il lavoro da fare è
parecchio, per rendere il prodotto maggiormente professionale e convincente … una “fatica” importante tuttavia da incoraggiare, perché anche se oggi il “rigore oggettivo” di recensore m’induce ad un giudizio d’insufficienza, un’analisi più ad “ampio raggio”, anch’essa parte integrante del suddetto “impegnativo” (oltre che
appagante!) ruolo, mi consente di profilare per i Sintonia Distorta un probabile futuro accesso a risultati decisamente più gratificanti e significativi.
Attendiamo le necessarie migliorie e gli auspicati sviluppi.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?