Credo che la decisione di esordire nel 2012 con un disco di Symphonic Balck Metal, dopo che
Emperor e
Limbonic Art da un lato,
Dimmu Borgir e
Cradle of Filth dall'altro, hanno detto tutto quello che si poteva dire, sia una decisione piuttosto coraggiosa.
I norvegesi
Kråke, dunque, scelgono una via rischiosa e lo fanno attraverso questo
"Conquering Death" che segue a distanza di ben 5 anni il precedente demo che aveva svelato il nome del gruppo nella scena underground.
Diciamo subito che l'album in questione è un buon disco all'interno del quale i
Kråke scelgono un approccio alla materia che preferisce la maestosità alla velocità tipica del genere, e si fanno autori di una serie di composizioni articolate e mai banali che pescano anche da ambiti diversi rispetto al black andando ad accarezzare soluzioni di scuola dark.
Il suono del disco è moderno e curato e poggia, fondamentalmente, su un magniloquente tappeto di tastiere sulle quali si agitano riff di scuola death e thrash che non rinunciano, tuttavia, alle dissonanze "norvegesi" e a certe sfuriate old school che unite a passaggi molto oscuri, creano una atmosfera malata e decadente.
Gente come i già citati
Dimmu Borgir oppure gli
Old Man's Child sono i punti di riferimento più prossimi per descrivere la musica dei nostri, anche se, giova ricordarlo, il gruppo ce la mette tutta per risultare originale riuscendo anche a dare vita a pezzi come
"The Great Leviathan" e la bellissima
"Beneath Black Waters" che ne dimostrano un indiscutibile talento.
Certo,
"Conquering Death" è un disco che esce fuori tempo massimo, per quanto dicevamo all'inizio, e non inventa nulla di nuovo. Tuttavia mi sento di promuovere questi
Kråke,
corvo in norvegese, perchè li sento genuini e credo che possano progredire offrendoci gradevoli sorprese nel futuro.
Per appasionati del genere.
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