Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2011
Durata:43 min.
Etichetta:Sovereign

Tracklist

  1. INHERITING THE MANTLE OF POWER
  2. OPHIDIAN LEGACY
  3. BLACK WOLF MILITIA
  4. RAVENOUS WARGOD
  5. THE SEED OF REBELLION
  6. FALLEN
  7. HOSTIS HUMANI GENERIS
  8. IMPIETY STORM
  9. SOLILOQUY
  10. TERROR MANIFESTO
  11. THE HUBRIS OF THE DEPARTED
  12. PURITY

Line up

  • Sam Moretta: vocals
  • Robert Thorpe: guitars
  • James Campbell: guitars, bass
  • Louis Rando: drums

Voto medio utenti

Certo che le sorprese nella vita non finiscono mai… chi si sarebbe mai aspettato che a Perth, cittadina sperduta del sud-ovest dell’Australia, affacciata sull’Oceano Indiano, in mezzo a canguri e praterie sperdute potesse nascere un gruppo black metal? E che, addirittura, questo “Heresiarch” sia il loro terzo full length? Ovviamente influenzati dai connazionali Destroyer 666 e dai maestri norvegesi Aura Noir, i Mhorgl sono quindi alle prese con un blackened thrash metal assolutamente in your face. Con quali risultati? Beh, direi abbastanza altalenanti. Se è vero, infatti, che c’è qualche brano che convince appieno, come “Terror manifesto”, “Ravenous wardog” o “Ophidian legacy”, è altrettanto vero che nel suo insieme l’album finisce col non convincere del tutto. Se dal punto di vista tecnico non c’è nulla da recriminare al quartetto, se non qualche passaggio di batteria un po’ confusionario, quello che manca, oltre ad una produzione migliore, è proprio un songwriting più ispirato. Diciamo che allo stato attuale delle cose i Mhorgl non possono ambire ad andare oltre il ruolo di comprimari, la concorrenza è troppo spietata, e per dimostrare veramente quanto si vale bisogna fare molto di più di quanto sono in grado di fare, ora come ora, gli australiani. Anche perché, essendo “Heresiarch” il loro terzo lavoro in studio, è lecito aspettarsi ben altro. Anche che, tra le altre cose, integrino meglio gli intermezzi acustici (ben cinque in questo disco), perché sinceramente inseriti così come son stati messi, lasciano un po’ il tempo che trovano, si distaccano troppo dal mood del disco e finiscono col disorientare l’ascoltatore… Insomma, in parole povere i Mhorgl hanno certamente del potenziale, ma è ancora inespresso, soffocato com’è da idee incerte e confusionarie, che prese singolarmente possono anche risultare discrete, ma che nell’insieme non funzionano come dovrebbero e potrebbero. E se vi dico che la cosa più riuscita dell’album è la copertina capirete come c’è ancora molto da lavorare in casa Mhorgl. Se nel prossimo disco riusciranno a concentrarsi più sul songwriting che sull’assalto sonoro a tutti i costi, forse riusciranno finalmente a dimostrare le proprie capacità. Se così non sarà, calcolando che si tratterà del loro quarto album in studio, beh, direi che si saranno giocati l’ultima possibilità per emergere dall’underground e entrare a far parte della scena che conta. Vedremo cosa combineranno, nel frattempo li promuoviamo con un sei risicato risicato…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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