Scoprire nuove realtà è sempre una bella esperienza, perché accade spesso che ottime bands, valide da un punto di vista sia tecnico che compositivo, rimangono nascoste nel sottobosco underground senza raccogliere neanche una briciola di quello che hanno seminato, lasciando noi fruitori privi di lavori di grande qualità. Un esempio di ciò possono essere gli spagnoli
Moonloop, dediti ad un Death Metal molto tecnico e dalle spiccate venature progressive, il tutto accompagnato da stacchi acustici e clean vocals molto personali e convincenti, che, pur rifacendosi a certe atmosfere opethiane, riescono a distaccarsi dalla band svedese e a creare un sound proprio.
Ma andiamo con ordine, ed iniziamo col dire che
questo album mi ha veramente colpito, dentro c'è tutto ciò che un gruppo dovrebbe fare se vuole “giocare” un po' con il Metal estremo, infatti abbiamo: voce growl profonda alternata ad un cantato pulito mai invadente, una sezione ritmica piena e corposa con un grandissimo lavoro di batteria, esaltante sia nei momenti più incalzanti e “anthemici”, in doppia cassa, che in fase di accelerazione, come testimonia l'ottimo blast beat in “
Legacy Of Fear”, davvero preciso e pulito; altri punti di forza sono sicuramente la
grande varietà di stili presenti nei vari brani, dove si passa da break acustici e sognanti a bordate death, il tutto accompagnato (e scusatemi se è poco!) da una coerenza di fondo ammirabile: ogni cambio di ritmo, ogni passaggio e parte vocale si incastrano perfettamente gli uni negli altri, cosicché da evitare quel fastidiosissimo effetto “copia/incolla” che spesso affligge i lavori più marcatamente progressivi o avanguardistici.
Quest'ultimo punto è molto importante, infatti questo senso di completezza rende il
disco fruibile ed immediato, ma allo stesso tempo invoglia a più ascolti, utili per gustare con calma certi frangenti compositivi e determinate scelte stilistiche, come ad esempio in “
Deceiving Time”, dove troviamo, nella seconda parte, un ottimo solo di chitarra, seguito da una lunga coda calma ed atmosferica che ci condurrà per mano fino alla fine del pezzo.
Potrei fermarmi qui e consigliarvi l'acquisto di questo lavoro, ma secondo me c'è ancora una cosa da aggiungere, infatti tutta la grande ricercatezza e varietà compositiva viene inserita in pezzi dalla durata, considerando il genere proposto, non eccessiva; prendendo di nuovo in esame “
Legacy Of Fear”, vera highlight dell'album, si può notare tutto quello fino ad ora detto: accelerazioni death, rallentamento quasi doomy (intorno al minuto e diciotto), ritmiche incalzanti con tanto di cantato in growl sincopato e solo schizoide ed alienato, insomma davvero un
concentrato metallico in poco più di quattro minuti!In conclusione non mi rimane altro che segnalare anche la traccia di chiusura, “
Atlantis Rising”, un pezzo che, con i suoi undici minuti di durata, sembra quasi fungere da punto di raccordo, un modo per tirare le somme di quanto fino ad ora proposto e fare il punto della situazione, quindi anche qui grande varietà, ma con meno “fretta”, c'è il tempo per dell'atmosfera marina nell'intro (qui abbiamo anche i gabbiani) e nell'outro, c'è spazio per stacchi onirici accompagnati dal suono delle campane, in poche parole la band si è voluta prendere un po' più di spazio, in modo da congedarci con un pezzo davvero pregevole e bello da ascoltare, completo sotto moltissimi punti di vista.
In base a tutto ciò non posso far altro che promuovere a pieni voto questo “
Deeply from the Earth” ed invitare tutti voi lettori ad ascoltarlo,
vi assicuro che non ve ne pentirete!
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