Ritorna
Red Sky, l’artista mascherato, del quale mi ero già occupato in occasione dell’uscita, non molto tempo fa, dell’Ep “Tra l’ombra e l’anima”. Questa volta si tratta di un album vero e proprio, che riprende ed estende i temi già abbozzati all’esordio.
Un’opera lontana dai consueti canoni hard’n’heavy, situata nell’area di confine tra musica e poesia, trame strumentali ed atmosfere intimiste, raffinata senza sembrare snobistica ed elitaria. Red Sky parte da architetture chitarristiche, tanto elettriche quanto acustiche, aggiungendo di volta in volta nuovi elementi che ci conducono in una dimensione romantica, ariosa, a tratti onirica. Un’incedere dai toni cristallini, spesso sfumati, dove convivono arabeschi spagnoleggianti (“Andalusia”), movimenti orchestrali di viole e violoncelli, ritmiche di precisione sintetica, ma anche solismi di pura natura rock (“La notte s’innamorò del sole”) e molto altro ancora. Costruzioni sognanti, con l’intervento di versi declamati che parlano di amori infiniti ed inevitabili abbandoni, ma soprattutto della condizione umana vista come meravigliosa ma fragile struttura di carta (“Origami”). Poi momenti terreni, legati all’aspetto fisico e forse popolare dell’individuo, segnati da tempi più sostenuti, gioiosi, ed impreziositi dal lavoro della lead guitar (“Alla prossima”).
Indubbiamente un disco elegante, adulto, che rifiuta le banalità di gran parte della musica odierna ma non vuole neppure essere pretenzioso. L’artista ha puntato su un intreccio di suoni, idee, sentimenti, vocazione lirica, creando qualcosa di alternativo che può venire pienamente gustato se ci si pone nel giusto stato mentale e nello spirito adatto. Album che sarà apprezzato da coloro ai quali l’arte, musica inclusa, trasmette anche pensieri, emozioni, riflessioni e magìa.
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