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Rumpestiltskin Grinder. C’è la parola grind e sia chiaro solo la parola nel nome del gruppo, c’è una copertina che ricorda le copertine dei primi dischi dei Blind Guardian anche se leggermente più cruenta rispetto a quelle dei bardi tedeschi, e c’è il thrash metal di base comune in tutte le canzoni… e anche il death metal, c’è l’hardcore, c’è black metal, ed il rock n roll. C’è qualcosa di particolare in questo disco.
È troppo death per essere thrash e troppo thrash per essere death. È un disco che spiazza senza dubbio, un continuo saliscendi. Le uniche costanti presenti nei dodici brani che compongono questo Ghostmaker sono nel cantato in growling del cantante bassista Shawn Riley ed una certa oscurità di fondo nelle composizioni delle canzoni.
A mio avviso i pezzi migliori sono quelli dove i Rumpelstilskin Grinder spingono furiosamente sull’acceleratore, tipo
Nightworms,
Fucking wild e
Dripping the Venom. Il resto è comunque ben suonato ma purtroppo è uno di quei dischi dei quali sentite le prime quattro canzoni hai già sentito tutto.
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