Infamous - Of Solitude and Silence

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2011
Durata:37 min.
Etichetta:Novecento prod.

Tracklist

  1. OF SOLITUDE AND SILENCE
  2. REX VERMINORUM
  3. GREY EUPHORIA
  4. HUMAN SCUM
  5. SPIRITUAL DESOLATION
  6. LUGORE

Line up

  • S.A.: All Instruments, Vocals
  • Alessandro: Keyboards

Voto medio utenti

Gli Infamous, nati dalla mente di tale S.A. (unico membro e factotum del progetto), sono una one man band sarda nata nell'agosto del 2009 con all'attivo una sola demo autoprodotta in 50 copie dal titolo “Torrid Summer Misanthropy”. Si presentano ora sul mercato con questo debutto “Of Solitude and Silence” il cui titolo ben descrive la proposta musicale della band cagliaritana: un concentrato di malinconia e pura misantropia, tanto reale quanto sincero e genuino. Il disco, che si avvale della presenza di Alessandro alle tastiere, apre con la title track, un lungo brano dall’incipit violento e incazzato di raw black metal grezzo e sporco che subito ci presenta il lato più feroce (e anche quello preponderante) del gruppo: un’anima che riporta alla mente l’attitudine dei primi Darkthrone e compagnia, in cui l’oscurità è l’unica luce possibile, solitudine e odio primordiale i soli sentimenti.

Frequenti aperture melodiche vanno a spezzare l’aggressività e la cacofonia del total black dei Nostri, ed è qui che troviamo il lato, almeno per il sottoscritto, più interessante. Passaggi melodici pregni di malinconia e un’epicità che tanto mi ha portato alla mente i migliori Summoning (quelli del capolavoro “Dol Guldur” tanto per intenderci) e il Burzum più ispirato. Tappeti di tastiere e minimali passaggi di pianoforte sempre ben inseriti nel contesto arricchiscono questo “Of Solitude and Silence” e conducono l’ascoltatore in una dimensione onirica, verso una visione assolutamente nichilista e misantropa della vita.

L’influenza del caro Conte Norvegese è una presenza costante in questo debut album e non solo per quanto riguarda il lato più atmosferico. In particolare le parti vocali ricordano non poco lavori come “Det som engang var” e “Hvis lyset tar oss” in cui, tra urla e ululati, infliggono ancor di più al lavoro quel senso di rabbia, odio e frustrazione racchiusi negli intenti di S.A.

Decisamente un ottimo inizio.
Recensione a cura di Simone Carta

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