Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:53 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DAYLIGHT GOES TO TOWN
  2. BLACK COLD COFFEE
  3. THE WILD ONE
  4. GIVE IT UP
  5. CALL ME
  6. SLIPPING AWAY
  7. THE SPARK THAT IS IN US
  8. SYMPATHY
  9. MR. FREEZE
  10. JELLOMAN
  11. BABY BLUE
  12. SWALLOW

Line up

  • Phil Mogg: vocals
  • Vinnie Moore: guitars
  • Pete Way: bass
  • Jason Bonham: drums
  • Paul Raymond: keyboards

Voto medio utenti

È dalla fine degli anni '60 che questa longeva formazione inglese che risponde al nome di UFO continua sulla propria strada di classic rock, tra alti e bassi e continui cambi di formazione, l'ultimo dei quali ha visto l'ingresso nella band di Vinnie Moore in sostituzione dello storico Michael Schenker, interamente impegnato ora con il suo progetto solista MSG.
Proprio questo ultimo avvicendamento alla chitarra mi ha subito particolarmente interessato, essendo da anni un grande estimatore del virtuoso americano e la curiosità per sentirlo alla prova all'interno di una leggendaria formazione quale gli UFO è stata fin da subito grande. Davvero tante le caratteristiche che distinguono due musicisti quali Schenker e Moore, inevitabile quindi che l'aspetto chitarristico, in particolare quello solistico, abbia risentito fortemente del cambio di line up, e lo stile del guitar hero americano si impone per la propria unicità anche all'interno del nuovo album della rock band inglese. Tanti i richiami ai cliché chitarristici che hanno contraddistinto il sound di Vinnie Moore nel corso di più di 15 anni di carriera, con addirittura l'opener "Daylight Goes To Town" che richiama, se non addirittura "plagia", una "Ridin' High", tratta dal solista Meltdown del 1991, presumo voluto rimando al passato più hard rock di Moore. Il resto dell'album procede poi secondo i classici standard dettati dagli UFO negli ultimi anni di carriera, con l'intramontabile sound diretto dalla voce di Mogg e incentrato su brani di gran classe hard rock con venature blues ma sempre corposi e compatti, grazie ad un'articolata struttura ritmica, dove la chitarra di Moore si impone nuovamente rendendo gustoso e vario l'intero ascolto, senza comunque stravolgere i canoni del genere e del sound della band. Qualche innovazione dunque derivata più che altro dai cambi di formazione già commentati, ma sostanzialmente "You Are Here" si presenta come un grande classico del settore, una garanzia di qualità per un sound immortale qui rispolverato con gran classe e la maestria acquisita nel corso di 30 e passa anni di esperienza.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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