Quinto disco per i danesi
Mnemic, band folgorata sulla via del cyber metal del debutto “
Mechanical Spin Phenomena”e progressivamente evolutasi verso lidi più melodici e progressivi.
In questa evoluzione, passata per dischi mediocri come il penultimo “
Sons Of The System”, la band ha ripetutamente tentato di comprimere le melodie ariose e progressive entro le strutture quadrate della ritmica cibernetica con risultati non sempre all’altezza delle aspettative.
Il qui presente “
Mnemesis” rappresenta l’ennesimo tentativo e il concetto di “nemesi” sotteso al gioco di parole del titolo si presta per l’occasione. Chiarisco subito il mio pensiero.
Dopo il duo iniziale rappresentato da “
Trascend” e “
Valves”, dove il tentativo di cui sopra è ripresentato in tutto la sua drammaticità, la band finalmente capisce che quando si picchia si picchia e basta, senza fronzoli e con cattiveria, quando si suona melodici si privilegia l’aspetto emozionale e atmosferico, senza stupidi patterns quadrati, a rappresentare poi che cosa? Che sanno suonare e comporre strutture articolate? Minchiate!
La nemesi del titolo, secondo la mia modesta opinione, sta proprio in questo, e cioè che la band finalmente decide di puntare sull’una o sull’altra componente, solo di rado addivenendo alla commistione. E qui voglio fare un ulteriore passaggio polemico.
Gli
Mnemic non sono i
Fear Factory e non lo saranno mai, quindi tanto vale concentrarsi sulla melodia, anche perché quando decidono di suonare cibernetici fanno quasi tenerezza, incapaci di avere anche solo un’oncia della cattiveria e della brutalità di dischi come “
Demanufacture”.
Ed ecco che già dalla terza traccia, “
Junkies On The Storm” è possibile apprezzare un buon connubio di aggressività e melodia, dove la prima non va a scapito della seconda.
“
I’ve Been You” ci dice quasi che gli
Mnemic, se volessero, potrebbero tramutarsi in una buona rock band, se solo abbandonassero il
Ross Robinson dei poveri, alias quel
Tue Madsen che è stato capace di rovinare decine di bands facendole suonare tutte uguali, col suo suono artefatto e finto assolutamente inadatto a chi vuole suonare swedish death metal melodico.
L’accoppiata composta dalla title track e dalla successiva “
There’s No Tomorrow” è micidiale nel ricreare un chiaroscuro tra potenza e melodia, tra brutalità ed emozioni. “
There’s No Tomorrow” è da brividi, e potrebbe indicare la via futura della band. Il miglior pezzo di questo disco, con una melodia aperta, ariosa, fredda e calda insieme, continuamente in progressione, assolutamente stupenda!
Sul finire troviamo anche l’ottima “
Blue Desert In A Black Hole”, dall’inizio brutale e dagli inserti melodici molto notturni ed evocativi.
In definitiva questo “
Mnemesis” è un buon disco, seppure con i difetti richiamati. Gli
Mnemic devono decidere cosa fare da grandi e, soprattutto, fare scelte radicali.
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