Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:35 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. SCREAM
  2. SORE
  3. THE PIED PIPER
  4. SILENCE
  5. THE GRINNING MAN
  6. SIXTEEN
  7. HERO(ES)

Line up

  • Andrea Leonelli: vocals
  • Fred Marecesche: guitar, backing vocals
  • Paul Sadler: guitar
  • Rick Maloney: bass
  • Kath Edmonds: drums
  • Martyn Chrystie: percussion

Voto medio utenti

Formazioni come questi InSilence dimostrano che c’è ancora qualche speranza di futuro per un genere molto “spremuto” come quello del (new)metal crossover se si riesce, come fanno i nostri, ad allontanarsi dalla troppo evidente massificazione in virtù di una sufficiente dose di personalità e di doti compositive non trascurabili.
Il sestetto inglese (ma da considerare come una piccola “multinazionale” europea, visto che il cantante è italiano e il chitarrista francese) emerge dall’underground della scena di Manchester con questo Ep, dopo essersi “fatto le ossa” in numerosi concerti, concorsi e festivals, affiancando bands come Aconite Thrill, I Remain e soprattutto gli ottimi (e più noti) The Blueprint.
L’impasto tra rilevante base post-thrash, vena melodica importante, scorie hard-core e death, affiancata ad un background di metal più ortodosso, li può far accostare ora ai Machine Head, ora ai System Of a Down o ancora ai Disturbed o anche ai conterranei Earthtone 9, ma, per fortuna, gli InSilence non amano fossilizzarsi troppo in una formula già consolidata e, senza eccessivi manierismi, cercano un loro percorso, con un sound prodigo di sfumature che si rivela appieno dopo ascolti ripetuti, pur essendo caratterizzato, nel contempo, da un impatto piuttosto immediato.
Sette tracks serrate, compatte, prive di sbavature tecniche, abilmente condotte dalla versatile voce di Andrea Leonelli, bravo (e qui non c’entrano questioni di “campanile”) nel variare le proprie interpretazioni dall’approccio più violento a quello melodico (proprio come i suoi probabili “maestri” Tankian, Flynn, Middleton e Draiman, i cui insegnamenti sono stati assimilati con buone facoltà proprie) e contrassegnate da stacchi e cambi di ritmo e d’umore sempre precisi e sufficientemente fantasiosi.
L’assalto inizia con la potente “Scream”, “banalotta” ma coinvolgente, prosegue con la struttura “thrashosa” di “Sore”, su cui s’innestano break vocali che alternano intonazioni “schizofreniche”, cantato pulito e tracce di growl e giunge a “The pied piper”, uno dei brani meglio riusciti del disco, con il suo riff nu-metal che si distende a movimenti più rilassati, splendide vocals, a tratti, quasi d’estrazione soul ed interessanti soluzioni percussive, il tutto a creare un ibrido che evidenzia anche buone doti d’assimilabilità.
E’ ancora il thrash a contrassegnare i valzer ritmici dell’estrosa “Silence”, questa volta contaminato con il death, il metal e l’hard-core, mentre “The grinning man” è un altro highlight del cd con le sue digressioni “progressive” (ottimo il guitar-work) e un refrain nuovamente di gran livello … inventiva e fruibilità, elementi difficili da far convivere!
“Sixteen” inizia con un piglio techno-speed ultra-serrato abbastanza canonico, ma grazie al particolare andamento canoro e alle variazioni strumentali si scrolla di dosso la sensazione di “già sentito”, che invece percorre maggiormente “Hero(es)”, dove la voce, comunque, appare sempre piuttosto allettante nelle sue traiettorie di scuola vagamente “Tankiana”.
Mark Mynett (che qualcuno ricorderà in veste di musicista con i Kill II This, i quali, con il loro secondo platter, “Deviate”, avevano creato un coraggioso ed intrigante scontro tra melodie viziose, elettronica e furia new-metal, con risultati eccellenti, peraltro mai più replicati nei dischi successivi … staremo a vedere cosa saprà fare con la nuova incarnazione della band denominata City of God), si occupa di registrazione, produzione e mixaggio (e di offrire, forse, viste le sue esperienze artistiche, anche qualche piccolo suggerimento musicale), dimostrando che, pur senza chiamarsi Chang, Robinson o Richardson e soprattutto con un budget che immagino molto diverso da quello messo a disposizione ai suoi illustri colleghi, si possa svolgere un buon lavoro a livello di resa acustica, se si hanno le idee chiare su come debba “suonare” un disco di questo tipo.
Ci sono ancora, ovviamente, discreti margini di miglioramento per gli InSilence, sia dal punto di vista prettamente del songwriting sia in quello dell’originalità, come già detto, in ogni caso, ambedue già ora a livelli mediamente elevati … gli esordi sono più che confortanti e se sapranno continuare su questa linea, la vecchia Albione avrà un altro gruppo di cui andare (veramente, senza spocchia “patriottica”) fiera e che potrà essere uno dei protagonisti di una nuova generazione di giovani bands, con idee e stimoli, pronte a quella riscossa nazionale (magari, come in questo caso, con qualche “aiutino” extra-britannico) che riporti il Regno Unito all’altezza degli U.S.A. e di quegli altri stati europei che, negli anni, gli hanno “soffiato” un ruolo di primo piano nella scena metallica mondiale.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.