Loro lo chiamano "Cinematic Extreme Metal", in realtà siamo di fronte ad un symphonic metal con frequenti incursioni nel black metal, un approccio teatrale alla composizione ed uno strato elettronico/industriale nascosto tra le spire dei pezzi.
Questo, in sintesi estrema, la musica contenuta in
"Enter the Realm of the Doppelgänger", seconda fatica dei finnici
Chaosweaver.
Scendendo più nel dettaglio, possiamo dire che quando il gruppo si cimenta nella partiture black metal di stampo sinfonico risulta essere piuttosto canonico e poco ispirato, mentre quando i quattro decidono di avventurarsi in territori più sperimentali, soprattutto nella seconda parte del disco, il risultato è certamente più interessante.
La musica dell'album risulta, per tanto, essere molto altalenante, spaziando da atmosfere decadenti ad altre più asettiche e fredde, lasciando la spiacevole sensazione di incompiutezza.
Se è vero che si sente la volontà di risultare originali e di proporre un suono proprio, è anche vero che i
Chaosweaver non riescono quasi mai nel loro intento assomigliando ora ai
Cradle of Filth, ora a
Marylin Manson, ora alle miriadi di band dark/gothic metal, soprattuto tedesche.
Non tutto l'album è comunque malvagio: alcuni passaggi, merito soprattuto della teatralità della quale vi ho parlato all'inizio ed alla quale i nostri tengono parecchio (basta guardarne il look), sono piacevoli e danno la sensazione di trovarsi di fronte ad un gruppo dalle buone possibilità.
Credo che i
Chaosweaver farebbero bene a definire meglio la loro proposta musicale decidendo di puntare verso una direzione precisa in modo da avere una identità ben definita che possa portarli a concepire pezzi magari meno arzigogolati ma più efficaci.
Staremo a vedere.
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