Long live Rock’n’Roll… E chi lo ammazza? Oddio sono stati in molti, troppi, a provarci per fortuna senza riuscirci.
I
The Order continuano a modo loro a mantenere viva la fiamma con molta onestà e con
1986 abbiamo un altro saggio della loro passione per il genere che seguitano a riproporre senza purtroppo lasciare quell’impronta personale che gli valga almeno la riconoscibilità.
Dopo il tocco leggermente più duro del precedente
Rockwolf, almeno per quanto riguarda l’effettistica, si ritorna entro i canoni con il vantaggio di una maggiore esperienza che si fa sentire. Titolo e copertina (ma anche qui si poteva fare di meglio) che già da soli fanno da cornice a quanto ci troverete dentro: un rock anni 80’, ribelle –entro i limiti eh, non aspettiamoci chissà cosa- sfrontato ma quando vuole anche mieloso.
Titoli come potete vedere eccessivamente ovvi che difficilmente possono suscitare curiosità, mentre musicalmente ineccepibile l’esecuzione strumentale, un po’ meno la prestazione vocale in modo particolare per quelle uscite in falsetto che a dire la verità non mi hanno mai fatto fare salti di gioia, nemmeno quando a farli sono personaggi dai nomi più elettrizzanti. Comunque pienamente sufficiente grazie appunto ad armonie un po’ datate ma mai del tutto svalutate soprattutto se ben realizzate come in questo caso.
Da segnalare soltanto la conclusiva
“Stop Lying in the Name of Love”, lievemente più personale e dal sound più robusto.
Poca innovazione in un album nel complesso decente, coeso e senza contraddizioni, che quindi fatica a imporsi tra i concorrenti e di conseguenza a questo punto prenderlo o afferrare qualche suo vicino di scaffale non cambia poi molto, più che altro una questione di primo impatto; se però prima di metterlo nel carrello e mettere mano al portafogli volete farvi una mezza idea da voi, passate di
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