Non credo di rischiare una
fondata smentita se affermo che i
Loverboy hanno firmato alcune delle pagine fondamentali del
rock melodico, grazie a dischi come “Loverboy”, “Get lucky”, “Keep it up”, “Lovin’ every minute of It” e “Wildside” (ma vi consiglio caldamente anche il lavoro solista di Paul Dean dal titolo vagamente
fuorviante, “Hard core” …), tutta roba da vendite milionarie, soprattutto nel continente nordamericano.
Eppure dalle nostre parti (e non è una novità …) raramente ci si ricorda di loro quando è necessario menzionare i maestri del genere, confinando i canadesi agli
emozionati ricordi nostalgici di qualche “vecchio” appassionato che ben conosce il valore di un gruppo fondamentale per le sorti dell’
hard radiofonico degli
eighties.
Dopo il tentativo di riportare in auge il nome del gruppo con la classica
rentrée (attraverso “Just getting started”, del 2007, un album egregio passato inosservato ai più), il compito di rimediare al suddetto errore “storico” (o perlomeno
mitigarne gli effetti) è oggi affidato a questa nuova uscita di casa Frontiers, sempre attentissima a sostenere le evenuali
new sensations senza dimenticare i
veterani, ed è fondamentalmente per questa ragione che mi sento di avvallare la pubblicazione di questo “Rock ‘n’ roll revival”, in cui i rigenerati
canucks (per quattro quinti in formazione originale, con il solo Ken “Spider” Sinnaeve nel ruolo che fu di Scott Smith, purtroppo scomparso in un incidente nautico) si producono in tre inediti da affiancare alle riedizioni di un discreto numero di
hits, il tutto realizzato sotto l’egida di Bob Rock, il noto produttore che ai tempi dei fasti della band era un semplice collaboratore del genio della console Bruce Fairbairn, importante contributore (assieme a Tom “Judas Priest” Allom, in cabina di regia per “Lovin’ every minute of It”) di quei successi.
Normalmente, infatti, non sono un grande sostenitore di queste forme di “riverniciatura”, e tuttavia se questo servirà in qualche modo ad aprire gli occhi degli
imbelli e a reclutare qualche nuovo ammiratore, vorrà dire che il compito “artistico” dell’opera sarà stato assolto in maniera egregia.
Il repertorio dei Loverboy, qui rappresentato tramite una selezione abbastanza efficace, del resto, non rischia controindicazioni nemmeno in questa forma rinnovata e spesso ampliata, e anche se ammetto che per tante ragioni preferisco le versioni originali di questi gioiellini (se volete un’
overview della situazione in allestimento autoctono suggerisco di cercare “Big ones”, un’antologia di ottimo livello …), il lavoro svolto non è stato particolarmente “snaturante”, conservando lo spirito dei “classici” e aggiungendo al quadro globale un pizzico di ulteriore foga e urgenza sonora, pregne di un esuberante
live-feeling.
Insomma, “Turn me loose”, “Working for the weekend”, la trascrizione dilatata di “Lovin' every minute of it” (scritto da Robert “Mutt” Lange, Mr. Def Leppard, e la cosa non sorprende ascoltando il pezzo …), “The kid is hot tonight” (probabilmente il manifesto del gruppo), “Lucky ones”, “When it's over” (una gemma di semplicità emozionale, con una
intro alla “The sound of silence”) e “Hot girls in love” (un grande
r’ n’ r’ anthem coverizzato anche dai The Cherry Bombz di Andy Mcoy, qui addizionato di una coda strumentale francamente un po’ superflua) rimangono straordinari momenti di
FM-rock, vibranti e frizzanti, da cantare alla guida della vostra decapottabile sulle
highways statunitensi, da vivere nell’affollata arena di un coinvolgente concerto o semplicemente da consumare nella vostra “stanza della musica”, magari mentre immaginate di sperimentare quelle circostanze così suggestive.
Se poi cercate un’altra buona ragione per giustificare l’acquisto di “Rock ‘n’ roll revival” non trascurerei i brani nuovi: anche se dei tre probabilmente solo la struggente “No tomorrow” è davvero all’altezza della “storia” dei nostri, la
title-track (dalla resa sonora stranamente deficitaria ...) e “Heartbreaker” testimoniano comunque una buona
verve complessiva e un gusto compositivo ancora adescante, incoraggiante nell’ottica di auspicabili mosse discografiche future.
Nel frattempo i Loverboy hanno ripreso ad esibirsi dal vivo, altro segno importante della loro rinnovata vitalità (ehm, i maligni potrebbero pensare a
vili questioni economiche … ma noi non facciamo parte di questa sospettosa categoria,
vero?) e chissà che l’operazione di rilancio e (ri)valutazione non passi anche attraverso uno
show sul suolo italico … in fondo, sperare non è peccato.