La Southern Lord, etichetta che fa capo ai due Sunn 0))) Anderson e O’Malley, si è specializzata nel promuovere piccole formazioni dalla proposta atipica, sperimentale, ermetica, a loro modo estreme e profondamente underground. Di solito si tratta di adepti del doom, o sludge, o drone, ambient, ecc, invece questo disco degli svedesi
Martyrdod si muove in una direzione differente. Parliamo infatti di un grezzo e feroce lavoro crust/hardcore, con esasperazione degli elementi punkeggianti e qualche venatura death’n’roll.
Nessuna via d’uscita, tutti i brani suonano ugualmente violenti, primitivi, nichilisti, facendo forza su poche ed elementari componenti stilistiche: chitarre caotiche, drumming ossessivo e voce al vetriolo. Ne viene fuori un distorto martellamento heavy, magmatico e difficile, reso ancora più ostile dalla spigolosità arcigna della lingua svedese. Risultato che può ricordare certi rigagnoli thrash metal nati e rapidamente prosciugati nella seconda metà degli ’80, dai quali emersero meteore come X-Creta, Post Mortem o i caotici Virus, una sorta d’incrocio tra i primissimi Voivod, i Venom e l’attitudine skate-punk.
I Martyrdod mostrano lo stesso tipo di atteggiamento, naturalmente adattato ai tempi moderni e con sonorità che vengono definite “crust-punk”. La loro finalità è quella di un impatto oltranzista e monodirezionale, una corsa autodistruttiva e senza respiro dove le variazioni sono talora impercettibili e comunque non intaccano minimamente la sostanza del disco. Indubbiamente un lavoro senza compromessi, estremo ma in qualche modo sfuggente alle letture più superficiali. Però alla lunga un po’ripetitivo, anche se gli scandinavi lo siglano con una certa personalità, ed adatto a chi apprezza le produzioni più sulfuree della Southern Lord.
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