Ritornano alla ribalta i tedeschi
Orden Ogan, e lo fanno alla grandissima con questo nuovo album "
To The End". Ma come, vi spoilero da subito che è un grande album? Ahimè non posso farne a meno. I tedeschi non hanno sbagliato praticamente nulla fin dal loro esordio, datato ormai 8 anni fa, e con l'ultimo "Easton Hope" avevano raggiunto il picco della loro carriera. Fino a "To The End", appunto.
Il disco in questione, quarto della loro discografia, prende quanto di buono fatto in precedenza, in particolare gli inconfondibili controcanti che accompagnano la voce di
Seeb Levermann negli antemici ritornelli, e lo portano all'ennesima potenza, aggiungendo elementi nuovi, tra cui intricati e velocissimi assoli di chitarra che nei dischi precedenti latitavano un po'.
E fin dal principio, ovvero dalla title-track "
To the End", si sente distintamente questo certosino lavoro fatto sulle parti di chitarra, in una canzone che i Firewind sognano di scrivere da anni, con assoli al fulmicotone e assolutamente ben inseriti nel contesto della canzone, dettaglio che a Gus G. da qualche tempo sfugge di mano.
La successiva "
The Things We Believe In" è invece una classica canzone in stile Orden Ogan, coi cori a farla da padroni incontrastati e un'epicità di fondo figlia della passione sfrenata per i maestri Running Wild. Epicità che pervade anche "
Land of the Dead", che provvede anche a mettere in mostra il lato più pesante della band, con un
Tobias Kersting assolutamente sugli scudi, assieme all'ottimo lavoro alla batteria del nuovo
Meyer-Berhorn, che assieme all'altro nuovo arrivato
Nils Loffler al basso provvede a stendere un tappeto sonoro d'impatto e di tutto rispetto, che si manifesta poi in tutta la sua durezza in particolare in "
This World of Ice", dove il basso assume un ruolo decisamente preponderante.
Non mancano ovviamente i momenti più riflessivi, tra i quali spicca senza ombra di dubbio
"The Ice Kings", che si rifà innegabilmente ai Blind Guardian, soprattutto nel refrain iniziale e nel melodico e canticchievole ritornello. Degna di nota è anche la stupenda ballad conclusiva "
Take This Light", che fa dell'emotività la sua arma primaria, dove la voce di Seeb ci accompagna fin là dove nuotano i delfini, in un luogo dove chi ha freddo può trovare ristoro e calore.
Gli Orden Ogan però danno il meglio quando i bpm salgono e le chitarre iniziano a galoppare, vedi "
Till the Stars Cry Out" e "
Mystic Symphony", o quando fa capolino il lato più epico delle composizioni, come nella bellissima e semi-conclusiva "
Angels War", che assieme alla title-track si gioca a rimpiattino la palma di traccia migliore del disco, offrendo nei suoi 7 minuti ogni sfumatura tipica della musica dei tedeschi.
Un disco che comunque non ha il minimo calo lungo tutta la sua durata, che sfiora comunque l'ora di musica, mettendo sul tavolo una maturità artistica e compositiva che gli Orden Ogan dimostrano ampiamente di aver raggiunto.
"To The End" è quindi il disco della definitiva consacrazione degli
Orden Ogan, che al quarto tentativo raggiungono lo zenit della loro storia musicale. E chissà che questo picco sia destinato ad essere solo temporaneo e che con il prossimo disco non riescano addirittura a superare se stessi..un'altra volta.
Quoth the Raven, Nevermore..