I
Korn sono un gruppo fondamentale per chiunque voglia esplorare con un minimo di attenzione e obiettività la Storia del Rock.
Annoverabili senza possibilità di smentita tra i venerabili fondatori del concetto stesso di moderno
crossover e della sua declinazione
nu-metal, non hanno mai nascosto la loro impellente necessità di evoluzione stilistica, in una pressoché costante forma di sperimentazione che ha coinvolto detriti
industrial,
new-wave,
hip-hop,
elettronica,
pop e
metal, mescendo i vari elementi in maniera variabile in modo da tentare di concepire un’esperienza sonora in qualche modo sempre “nuova” e sorprendente, senza temere di stravolgere l’ingegnoso canovaccio che li aveva portati al successo, proprio come ci si dovrebbe aspettare da una prestigiosa formazione che ha fatto della contaminazione il proprio credo.
In quest’ottica, anche il tentativo di incorporare nel suono elementi
dubstep e
house, non avrebbe dovuto meravigliare più di tanto i
rockofili più smaliziati, se non altro considerando il lato “etico” di tale scelta, mentre sappiamo bene quanto clamore abbia suscitato “The path of totality” ancor prima della sua uscita, in un universo, ammettiamolo, ancora oggi spesso un po’ troppo
conservatore e
classista.
Analizzando, invece, come si dovrebbe, solo i risultati della suddetta vocazione “progressiva” ottenuti negli ultimi anni, appare lampante la scarsa lucidità di una
band che sembra aver visto affievolita la propria scintilla creativa (ripensamenti compresi …) e che, pur mantenendo un più che dignitoso livello qualitativo, è ben lontana dalla genialità abbagliante degli esordi.
Dal vivo, però, i californiani riescono a far evaporare ogni polemica e a presentarsi come “
un’autentica macchina da guerra …” (come disse un
writer attempatello di questa stessa
webzine, dopo aver assistito ad una loro devastante esibizione tenuta lo scorso anno nel torinese …
ehm, quanto adoro le autocitazioni …): il grado di coinvolgimento emotivo è ai massimi e l’urgenza espressiva è così violenta e sinistramente suadente da lasciare ricordi indelebili.
Ora, provate a far convivere le
conflittuali considerazioni fin qui espresse e sarà più facile valutare correttamente questo “Live at the Hollywood Palladium”, Cd (addizionato di omologo DVD o BluRay, non disponibile per la disamina promozionale) in cui i nostri, con l’ausilio degli ospiti che hanno contribuito alla sua realizzazione (Skrillex, Excision, Datsik, Downlink, Kill the Noise …) espongono ben sette brani del loro ultimo
controverso lavoro in studio e li affiancano ad altrettanti “classici” e a due stuzzicanti (e prevedibili)
cover version (“Another brick in the wall” dei Pink Floyd e “One” dei Metallica, assai gradite dagli astanti).
L’accostamento tra il “vecchio” e il “nuovo”, seppur attuato operando una (volendo vagamente “sospetta”, se sosteniamo la tesi del “gruppo totale” …) netta separazione che ne mitiga gli effetti comparativi, è rischioso ma non fallimentare … anche senza esaltare, “Get up!”, “Kill mercy within”, “Illuminati”, “Chaos lives in everything” e "Narcissistic cannibal” si segnalano per impatto
electro-industrial (un settore già frequentato e apprezzato, tra l’altro, ricordando, ad esempio, l’ammirazione “storica” per i N.I.N. o gli antichi protetti dell’Elementree Records Orgy e Videodrone …) e per quelle melodie subdole in grado di trasformarsi in enormi ritornelli, a conferma di uno dei tipici
trademark dei Korn.
Discorso
leggermente diverso per il resto del programma, dove la supremazia tecnico-compositiva dei maestri di Bakersfield si rivela in tutto il suo splendore, attraverso travolgenti e sentite versioni di pezzi (incluso il meno celebre “Predictable”) al tempo stesso corrosivi, ossessivi, morbosamente carezzevoli, rabbiosi e conturbanti, una “roba” che chiunque ami la musica “senza barriere” dovrebbe aver tatuata sul proprio apparato
cardio-uditivo già da qualche tempo.
In conclusione, un paio di notazioni sulla resa sonora, abbastanza buona e “naturale”, sulla risposta del pubblico, apparentemente entusiasta senza soverchie distinzioni, e sul voto che trovate in calce alla recensione, il tentativo di operare una sintesi mediata tra le varie riflessioni espresse e sull’impressione che il prodotto ostenti un po’ troppo il suo ruolo di “riempitivo” … tutto sommato, va bene anche così, nell’attesa di assistere
de visu ad un nuovo
live-show dei Korn e nell’ardente speranza (per molti quasi utopica … io ci credo ancora …) che ritrovino l’ispirazione necessaria a rendere ancora una volta il loro vibrante
crossover una materia irreprensibilmente affascinante ed avvincente.